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Antitabacco: tutto fumo e niente arrosto
Speciale a cura di FORCES Italiana (www.forceitaly.org) 1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8

Quella cortina fumogena pseudo-scientifica di Tullio Simoncini

L’identificazione di una sintassi essenziale in cui il microbo, capace di ledere l’integrità dell’individuo, ha diradato d’un colpo le fitte tenebre alimentate da quella massa di pelandroni, gli antichi archiatri, che con le loro altisonanti prescrizioni di purghe e salassi basate su principi misteriosi, mandavano bellamente al Creatore i poveri malcapitati malati che si rivolgevano loro, con tanto di esibizione di autorevolezza. E oggi? A che punto siamo? Al di là delle conquiste della Microbiologia e della conseguente antibiotico terapia, e delle preziose misure igieniche extra sanitarie, sembra di essere ritornati indietro a prima dell’800, quando la Medicina si fondava su principi metafisici e imperscrutabili. E in effetti, se si pensa al ruolo patogeno attribuito al fumo da parte di molti esimi scienziati, non poche analogie emergono con quegli oggetti nebulosi che sostenevano così indecorosamente la logica medica. Appare difatti chiaro come - senza la benché minima sintassi logica - l’affermare oggigiorno che il fumo causi il cancro, l’asma, l’impotenza, l’ictus, le cardiopatie ecc., non significhi altro che confessare la propria ignoranza e la propria impotenza, poiché, sia affermare che una cosa guarisca tutto o che causi qualsiasi male, è equivalente, cioè falso; non a caso le malattie summenzionate sono riscontrabili anche nei non fumatori.

A questo punto il discorso, dovendosi necessariamente spostare su un piano assai più esteso ed inafferrabile di quello della causalità diretta, cioè in quello della concausalità multifattoriale, inevitabilmente il discorso non può che cadere- anzi, scadere - nella sfera dell’opinabile. Quale scienziato, ci si chiede allora, ha la capacità o la possibilità di poter affermare che un fattore sia più nocivo di un altro e contemporaneamente essere in grado di indicarne il peso patogeno in questa o quella malattia? Praticamente nessuno, proprio perché la cosa è impossibile, specialmente se rapportata alla variabilità degli individui, alla loro costituzione, alla loro morale, al loro stile di vita. Anche attribuendo una generica minima tossicità al fumo, è evidente che questa si trovi sullo stesso piano di tanti altri fattori potenzialmente nocivi, che fanno parte della vita quotidiana di ogni individuo: vino, alcool, champagne, caffè, fumo, panna, dolci, prosciutto, salsicce ecc. stanno in linea di massima sullo stesso piano.

Che facciamo dunque, vietiamo tutto e facciamo crociate contro tutto? O dovremmo forse avere una regolamentazione specifica, o peggio ancora una certificazione medica per il consumo di ciascun alimento o oggetto di piacere? Tutto questo è grottesco e pericoloso! In quest’ottica, dunque, la lotta contro l’antifumo è una lotta contro la menzogna scientifica, alimentata e sorretta da chissà quali raggiri; è un obbligo per tutelare la propria libertà e la propria sfera personale, da non barattare con nessun presunto controvalore, o una promessa sicurezza di benessere, che è tanto dubbia quanto dolosa. Per concludere, la medicina odierna non ha bisogno di pretestuose crociate e di cacce alle streghe, ma di razionalità e di capacità di pensiero profondo - qualità che purtroppo oggi mancano nei tutori della salute più accreditati.

Solo così, veicolando le risorse verso ricerche dettate dalla ragione e non dall’isterismo e dal tornaconto personale, sarà possibile sperare nella sconfitta dei peggiori mali che opprimono la società.