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La guerra non dichiarata di Stephen Gowans

E' difficile fermare l'altra parte dal vincere una guerra che non sapete sia combattuta. Può essere una ragione per la quale quelli che fanno la guerra la stanno facendo così bene.

Ma questa non è una guerra contro Al Qaeda o i talebani. Non è una guerra sull'Afghanistan. Ma è una guerra con al centro Washington. L'istigatore.

E' una guerra per la supremazia degli Stati Uniti sul resto del mondo. E' da lungo tempo che va avanti. Ma da quando uno dei maggiori ostacoli alle ambizioni USA, l'URSS, è crollato, la guerra è aumentata di intensità

E con i velocisti in carica alla Casa Bianca, al Dipartimento di Stato ed al Pentagono, la guerra è stata portata a tutta velocità.

La Russia circondata

La Russia sovietica una volta sfornava più ingegneri e scienziati di ogni altro paese al momdo. Oggi, 10 milioni di bambini russi non vanno a scuola.

In dieci anni l'economia è stata dimezzata. I redditi reali sono scesi del 40%. Un terzo del paese vive in estrema povertà, molti al limite della fame. L'ottanta per cento della gente non ha risparmi.

L'aspettativa di vita per i maschi è caduta ai livelli del 19° secolo. I suicidi sono raddoppiati; l'alcolismo è triplicato. Antiche malattie, che si credevano una volta eliminate - colera, tifo, difterite - sono riapparse.

Le riforme di mercato non sono state benevole con la Russia.

Sebbene stia affondando rapidamente, la Russia è ancora un grande paese. E possiede un arsenale nucleare. E non è preparata a capitolare completamente per lasciare che Washington faccia il proprio comodo nel suo giardino. Non ancora. Ciò significa che per stabilire la supremazia attraverso l'Europa e l'Asia gli Stati Uniti devono avere mezzi più indiretti per trattare con la Russia che il confronto diretto.

Così Washington usa un altro approccio - l'accerchiamento.

"Immaginate," dice il ricercatore Rick Rozoff, uno degli editori del sito Emperor’s Clothes, "se tutti i paesi dell'emisfero occidentale avessero aderito al patto di Varsavia."

Questo riassume molto bene quello che è successo alla Russia. La maggior parte delle repubbliche che appartenevano all'Unione Sovietica stanno chiedendo ad alta voce di entrare nella NATO, e lo hanno fatto molti vecchi alleati dei sovietici, come la Polonia.

E la guerra di Washington al terrorismo ha permesso agli Stati Uniti di costituire una testa di ponte militare lungo il fianco sud della Russia, nella regione  ricca di petrolio e di gas naturale del Caspio.

Ora Washington sta inviando truppe in Georgia, proprio vicino al confine russo.

I capi militari russi sono nervosi. Hanno rabbiosamente censurato il presidente Vladimir Putin, ed hanno chiesto il ritorno al socialismo ed all'economia pianificata. Essi vedono il loro paese allo sbando, alla mercè degli Stati Uniti.

"Le forze USA sono ora allungate dalla Norvegia e diversi altri paese europei vicini alla Russia attraverso la Turchia, la Georgia e tre stati dell'Asia centrale," fa notare un analista di intelligence della Stratfor. "Questo ultimo spiegamento aggiunge solamente pressione alla posizione strategica della Russia lungo i suoi interi confini occidentale e meridionale".

Se accadesse la stessa cosa agli Stati Uniti, i capi del Pentagono sarebbero apoplettici.

L'ex Segretario di Stato Alexander Haig -- una volta comandante delle forze NATO in Europa - il 7 gennaio ha detto all'UPI ciò che gli oppositori della NATO affermano da lungo tempo. La reale ragion d'essere della NATO è quella di assediare la Russia. La Russia non potrà mai appartenere alla NATO, ha detto l'ex comandante della NATO, perché "allora non vi sarebbe alcuno scopo per la NATO. Le dovrebbe essere dato un nuovo nome e cambiato il suo principale obiettivo."

 Il bilancio militare di un nuovo impero mondiale

"Più di un terzo dei 68 mld di dollari stanziati per nuovi armamenti nel bilancio del 2003 sono per armi del tipo della guerra fredda," scrive Douglas Mattern nel sito Liberal Slant. "Diversi miliardi di dollari vengono stanziati sistemi di bombe a grappolo che sono stati condannati dai gruppi per i diritti umani di tutto il mondo."

Ma il Presidente George W. Bush ed altri dicono che far aumentare alle stelle il bilancio, che deve essere pagato con i fondi razziati dalla sicurezza sociale mentre l'uno per cento dei più ricchi della nazione riceve una pioggia di tagli fiscali, è necessario per combattere il terrorismo. Ma come possono combattere il terrorismo le bombe a grappolo? Non sono esse stesse una forma di terrorismo?

Che i miliardi in più che il presidente vuole incrementino le spese militari siano eccessivi viene sottolineato dal fatto che l'extra da solo sia maggiore del bilancio militare britannico, e la Gan Bretagna è seconda nella NATO per la spesa militare.

"Non vi è alcuna razionalità per tale livello di spesa militare che il chiaro intento di fare degli Stati Uniti il nuovo impero mondiale, che domini il mondo economicamente e militarmente," dice Mattern.

Schvenigan --Hanno rubato la strategia nazista, ora rubano la prigione nazista

I Balcani sono importanti per gli Stati Uniti per pianificare un nuovo impero mondiale. All'Aia, uno dei principali ostacoli alla dominazione di Washington sui Balcani, l'ex presidente Jugoslavo Slobodan Milosevic, è al centro di un processo spettacolo che i media occidentali hanno chiamato Norimberga II. Rozoff rigetta il paragone come "un completo rovesciamento della logica e della storia, un completo stravolgimento della verità".

"Il Tribunale di Norimberga non giudicava gli ufficiali tedeschi per violazioni dei diritti umani, ma per aver dato il via ad una serie di guerre non provocate che sono costate 50 milioni di vite".

Hitler bombardò Belgrado. Il successivo leader ad ordinare il bombardamento di Belgrado fu l'ex presidente Bill Clinton. Oggi, la più grande base militare USA all'estero, Camp Bondsteel, si trova in Kosovo, una provincia della Serbia. Le truppe USA sono dispiegate ovunque attraverso l'ex Jugoslavia, una volta uno stato socialista multietnico che seguiva indipendente in politica estera, ora una collezione frammentata di staterelli sotto controllo USA.

"Il fatto che gli USA ed i loro alleati abbiano violato in tutti i modi la legge internazionale e la Carta dell'ONU, l'Accordo Finale di Helsinki e persino la carta della NATO rende loro, e non i leader jugoslavi, i principali candidati per ogni autentica Norimberga II," dice Rozoff.

Ma i leader della NATO non sono alla sbarra all'Aia, e non vi saranno mai. La NATO controlla il tribunale, lo finanzia, nomina i procuratori, paga il personale. Il tribunale non processerà i propri padroni, non importa quanto lo meritino.

E come se i nazisti avessero vinto la guerra e messo sotto processo la gente che guidava i movimenti ed i governi che gli resistettero sotto processo per crimini di guerra.

"Nel 1990 la maggior parte dei paesi dell'Europa dell'est avevano ceduto alle pressioni occidentali per mettere in atto quelle che ingannevolmente erano chiamate 'riforme'," dice il ricercatore e scrittore Sean Gervasi.

La Jugoslavia, fa notare Gervasi, resistette. "Le elezioni del 1990 in Serbia e Montenegro mantennero al potere un partito socialista o socialdemocratico. Il governo federale così rimaneva nelle mani di politici che, sebbene a volte cedessero a pressioni per 'riforme', erano non di meno contrari alla ricolonizzazione dei Balcani."

Molti leader jugoslavi erano anche contrari alla frammentazione della Jugoslavia. "Dal momento che la terza Jugoslavia, formatasi nella primavera del 1992, aveva una base industriale ed un grosso esercito, " dice Gervasi, "il paese doveva essere distrutto."

Oggi Milosevic, il resistente, è tenuto prigioniero a Schvenigan, in una prigione olandese una volta usata dai nazisti per detenervi i membri della resistenza olandese.

Quel che i nazisti hanno fatto ai Balcani, lo ha anche fatto la NATO a guida USA. Usano persino la prigione nazista.

Venezuela -- Colpo di stato in preparazione

Nel frattempo, il Presidente venezuelano Hugo Chavez mantiene un precario controllo sulla guida della sua disperatamente povera  nazone sudamericana. Il Venezuela si trova sopra massicce riserve di petrolio, ma metà della sua popolazione è intrappolata da una miserabile povertà. Chavez, che arrivò al potere dopo una campagna elettorale mirata ai poveri, ha intrapreso delle azioni per meglio distribuire la ricchezza derivante dal petrolio del paese. Ciò ha fatto arrabbiare l'industria petrolifera, che ha fronteggiato un incremento dei costi dei tassi delle royalty, e l'insistenza di Chavez che la statale Petroleos de Venezuela SA detenga la quota di controllo nelle future società di esplorazione gli ha guadagnato poche simpatie fra i dirigenti dell'industria petrolifera.

Ma non è tutto. Il 28 dicembre 2001 il The New York Times riportò che vi è "la crescente convinzione nei circoli repubblicani che Mr. Chavez stia minando la politica estera americana procurando petrolio a Cuba, opponendosi al ‘Plan Columbia’ che comprende 1,3 mld di dollari in aiuti USA contro il narcotraffico per il Sud America, e sostenendo politicamente le guerriglie e le forze antigovernative nei vicini paesi andini."

Qualche settimana dopo, alti membri delle forze armate del Venezuela si sono messi avanti, chiedendo che Chavez si faccia da parte. Perché?

Il vice ammiraglio Carlos Molina Tomayo, addestrato alla guerra elettronica negli USA, indica le relazioni del Venezuela con la guerriglia colombiana, le vendite di petrolio a Cuba, ed il regime di "estrema sinistra" di Chavez. In altre parole, tutto ciò che viene obiettato da Washington. Chavez si sta allontanando dai tradizionali alleati del Venezuela (cioè gli USA) dice Tomayo, e sta danneggiando i suoi interessi per colpa della "connivenza con Cuba".

Il 7 febbraio, il colonnello Pedro guidò una manifestazione di migliaia di persone verso il palazzo presidenziale, chiedendo che Chavez se ne vada.

"Per mettere in chiaro la faccenda," commenta  Rozoff di Emperor’s Clothes, "immaginate un colonnello USA che chiede che un presidente eletto con il voto popolare...si dimetta. La stampa sarebbe piena di avvertimenti sulle minacce alla democrazia elettorale, il governo della legge, la sicurezza e la stabilità nazionale."

Aumentando gradatamente la pressione nella stessa direzione, il generale Roman Gomez Ruiz, generale dell'aeronautica, chiede le dimissioni di Chavez. Secondo un resoconto dell'AFP del 26 febbraio, Ruiz ha detto che Chavez se ne deve andare "per il bene del paese e l'amore delle forze armate."

Un presidente eletto cerca di alleviare la dura povertà dei cittadini del suo paese, persegue una politica estera indipendente, Washington obietta, e prima che voi lo sappiate, i militari chiedono le dimissioni del presidente.

Moldavia -- L'ultima cosa che Washington vuole sono i comunisti filorussi

Il Venezuela non è l'unico paese nel quale viene chiesto di andarsene ad un governo eletto. La Moldavia, una ex repubblica sovietica, è un altro. E, come il Venezuela, la Moldavia sta danneggiando la politica estera USA.

Lo scorso febbraio, i comunisti moldavi tornarono clamorosamente al potere con una vittoria a valanga alle elezioni, vincendo 71 seggi sui 101 della camera.

Come se ciò non fosse abbastanza negativo dal punto di vista di Washington, il governo contrastò la tendenza, scegliendo di allinearsi con la Russia, e non con una NATO controllata dagli USA in rapida espansione.

Ed ora, un anno dopo le elezioni, ci sono quelli che protestano chiedendo le dimissioni del governo.Perché?

Perché il governo ha programmato che gli studenti della Moldavia studino russo come seconda lingua.

Quando il governo ha rinunciato al progetto, i dimostranti hanno rinnovato le loro richieste, circondando l'edificio del parlamento.

Tutto ciò ha senso? O dietro le scene potrebbe essere intravista la mano di Washington?

Bielorusssia -- Il ritorno della "donnola."

Alexander Lukashenko, presidente della ex repubblica sovietica di Bielorussia, è sotto attacco sostenuto per aver allineato il suo governo con la Russia, rifiutandosi di entrare nella NATO, e di consegnare l'economia bielorussa all'FMI. Sebbene eletto, Lukashenko viene calunniato come l'ultimo dittatore europeo, un'osservazione negativa gettata su ogni leader che non voglia dimostrare completa obbedienza a Washington, alla NATO, o all'FMI.

Gli Stati Uniti hanno intrapreso una massiccia campagna per mandare via Lukashenko alle elezioni dello scorso settembre, convogliando denaro sulle agenzie non governative opposte al presidente bielorusso, sostenendo un gruppo giovenile che ricorda il gruppo di resistenza serbo sostenuto dagli USA, l'Otpor, e facendo in modo che le trasmissioni di Radio Free Europe spingessero i bielorussi a votare per l'avversario di Lukashenko, sostenuto dagli USA.

Al centro della campagna era Michael Kozak, ambasciatore USA in Bielorussia, un uomo con qualche esperienza nel destabilizzare di governi che non piacciono a Washington. Soprannominato la "donnola" dall'ex direttore della CIA William Casey, Kozak ha servito come Primo Assistente Vice Segretario per gli Affari Interamericani, lavorando in Panama ed El Salvador durante gli anni '80, ed in Nicaragua quando Washington impiegava mezzi discutibili ed illegali per rovesciare i Sandinisti, incluso il finanziamento illegale dei Contras. In una scioccante lettera ad un quotidiano britannico, Kozak ha rivelato che "l'obiettivo ed in una certa misura la metodologia" di Washington in Bielorussia sono come quelli impiegati in Nicaragua, riportato nell'edizione del 3 settembre 2001 dal The Times.

La campagna è fallita. Lukashenko è stato rieletto. Ma non senza che fosse avanzata la solita accusa: ha rubato le elezioni.

Riuscirà Lukashenko a mantenere il potere, nonostante l'incessante assalto USA? O finirà come un altro che resisteva, Milosevic, detenuto nella prigione nazista di Schvenigan?

In questa guerra non dichiarata vi è abbondanza di vittime. Solamente che noi pensiamo che le siano tiranni, dittatori, ladri di elezioni ed uomini forti.