La
politica del papavero
Gli interessi
americani nel prossimo eccezionale raccolto d'oppio
di Alexander Cockburn | Creators Syndicate
Sebbene la Gran Bretagna abbia urlato il proprio sostegno alla "guerra al terrorismo" americana, vi è pubblico disagio nel Regno Unito su un aspetto della nuova era di libertà ora comune in Afghanistan: la ripresa delle coltivazione dell'oppio, bandito con un successo senza precedenti e quasi totale dal Mullah Omar nel luglio del 2000. Per ricevere l'aiuto USA la coalizione di Hamid Karzai aveva dovuto fare in gennaio l'annuncio pro forma che la coltivazione dell'oppio era ancora proibita, ma l'estensione di questo rinnovato impegno all'astinenza principale raccolto redditizio dell'Afghanistan venne quasi simultaneamente illustrata con l'espulsione senza cerimonie dell'agenzia per il controllo della droga dai suoi uffici di Kabul, con la scrivania dello zar della droga gettata fisicamente in strada. Un paio di settimane fa, il Guardian di Londra riportava in un titolo che "l'MI5 (l'agenzia di controspionaggio britannica) teme un'inondazione di eroina afgana". La storia di Nick Hopkins e Richard Norton Taylor poi dava la notizia che "Polizia ed agenzie di informazione sono state avvertite che la Gran Bretagna fronteggia un potenzialmente enorme incremento nel traffico di eroina a causa del massiccio ed incontrollato reimpianto dell'oppio in Afghanistan...Ci si aspetta che il raccolto del 2002 sia equivalente a quello eccezionale di tre anni fa, quando vennero prodotte 4.600 tonnellate di oppio grezzo". Il Guardian continuava riportando una nuova valutazione dell'ufficio dell'ONU per il controllo della droga e la prevenzione del crimine, di stanza a Vienna, cioè che l'occidente sta perdendo la "migliore opportunità mai avuta" per soffocare il traffico illegale. L'Afghanistan è la fonte del 75% dell'eroina mondiale e del 90% della fornitura britannica. I papaveri da oppio vengono coltivati per la maggior parte nel sud e nell'est dell'Afghanistan, le regioni dominate dai Pashtun, la fazione etnica che sosteneva i talebani finché tale sostegno divenne sconveniente. In termini politici, è una previsione certa dire che non verrà fatto nessuno sforzo serio per interferire con il raccolto di oppio. Fare ciò significherebbe vibrare un colpo fatale al regime di Karzai, come fece il mullah Omar riguardo alla lealtà verso i talebani quando proibì la coltivazione dell'oppio (un atto spiegato in vari modi, come estremo tentativo per ottenere il riconoscimento dell'occidente, o come una manovra per sostenere il prezzo restringendo l'offerta). Questi sviluppi danno qualche ironia agli enormemente costosi annunci comprati dal governo USA per il Super Bowl di domenica per informare i consumatori americani di droghe illegali che acquistare cocaina o eroina significa aiutare il terrorismo. Al contrario, almeno per quanto riguarda l'Afghanistan, comprare eroina e morfina significa procurare un mercato sicuro al settore agricolo afghano, che impiega almeno 200.000 persone nei campi che raccolgono l'oppio dai papaveri. Un reddito sicura per i coltivatori d'oppio significa una tangente per i baroni delle campagne, il cui sostegno è essenziale per il futuro benessere del governo scelto dagli americani, guidato da Karzai. Nel frattempo, i lettori statunitensi della rivista Vanity Fair possono meravigliarsi del fatto indicato da Maureen Orth nel suo articolo dell'edizione di marzo su "La mortale tradizione dell'Afghanistan" sulla "connessione simbiotica tra droga e terrorismo". L'impressione data dalla Orth è che solamente con l'arrivo al potere dei talebani nel 1996 l'industria dell'oppio "crebbe così rapidamente che nel 1999 l'Afghanistan produsse 5.000 tonnellate di oppio, più del 70& dell'offerta mondiale". E' vero che la Orth in fondo all'articolo fa un superficiale riferimento al possibile ruolo della CIA alla fine degli anni '70 e negli '80 all'espansione della coltivazione dell'oppio in Afghanistan. I fatti sono facilmente reperibili (e citati quasi integralmente nell'ottimo libro "Whiteout, The CIA, Drugs and the Press," coautori Jeffrey St. Clair ed io stesso). Uno dei consiglieri della Casa Bianca del Presidente Jimmy Carter disse più tardi sul traffico di droga che "Andavamo in Afghanistan per sostenere i coltivatori di oppio nella loro ribellione contro i sovietici...Non dovremmo provare a pagare i coltivatori se essi sradicheranno la loro produzione?" Musto sollevò le sue preoccupazioni in pubblico in un'edizione speciale del New York Times nel 1980. I rapporti emessi dall'Amministrazione per la repressione del traffico di droga dell'ONU all'inizio degli anni '80 dichiaravano che, all'inizio del 1981, i produttori di eroina afghana potrebbero essersi accaparrati il 60% del mercato dell'eroina in Europa occidentale e negli Stati Uniti. Nel solo 1979 a New York (l'anno nel quale iniziò il flusso di armi ai mujahiddeen organizzato dalla CIA) le morti collegate all'eroina aumentarono del 77%. Quell'anno non vi era nessun annuncio al Super Bowl che parlasse di droga e aiuti al terrorismo. Voi potete sempre dire che quei tossicodipendenti morti hanno dato le loro vite nella lotta per respingere il comunismo. Il solo modo possibile per limitare il traffico è offrire ai coltivatori abbastanza entrate per coltivare qualcos'altro, ad un ragionevole livello di profitto. Sono stati fatti degli sforzi nei decenni. All'inizio degli anni '50 Mohammed Mossadegh in Iran tentò la conversione del raccolto e venne presto rovesciato con l'aiuto della CIA, che finanziò i propri alleati tra i grandi proprietari terrieri che trafficavano in oppio. In Afghanistan, il nuovo breve governo di Noor Taraki attaccò le proprietà terriere feudali dell'oppio ed ottenne prestiti per la riconversione dei raccolti. La Orth dice sinceramente che "il bando dei talebani alla coltivazione dell'oppio fu la maggiore, più riuscita proibizione della droga nella storia." E questa proibizione e finita rapidamente nel cestino della storia. Gli Stati Uniti faranno pressioni per la riconversione dei raccolti? Probabilmente no, sempre per la stessa ragione: sopprimere la coltivazione della droga significa mettere denaro nelle tasche dei contadini e cioè costosi programmi di aiuti ed anche enormi rischi politici di nuocere ad alleati importanti, anche se non piacevoli.
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