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FALSO TERRORE: LA STRADA PER LA DITTATURA

 E’ il trucco più vecchio del mondo, che risale agli antichi romani, quello di creare i nemici dei quali si ha bisogno. Il terrorismo negli Stati Uniti proviene realmente da fuori oppure è una messa in scena, preparata per far credere agli americani che non hanno alcuna altra scelta che rinunciare alla repubblica ed accettare il governo totalitario di un nuovo imperatore, o di un nuovo Führer?

Una volta perduta, i romani non riebbero mai più la loro repubblica. Una volta persa, i tedeschi non riebbero indietro la loro repubblica. In entrambe i casi la nazione dovette crollare completamente prima che al popolo fosse ridata la libertà?

Che cosa accadde realmente?

 E’ il più vecchio trucco del mondo, risalente al tempo dei romani, creare i nemici dei quali si ha bisogno.

 Nel 70 AC un ambizioso politico minore, estremamente ricco, Marco Licinio Crasso, voleva governare Roma. Per dare un idea su che tipo di uomo fosse realmente Crasso, si dice che abbia inventato i vigili del fuoco. Ma, nella versione di Crasso, i suoi schiavi-pompieri correvano sulla scena dell’incendio di un edificio dove Crasso si offriva di acquistarlo immediatamente per una piccola parte del suo valore. Se il proprietario vendeva gli schiavi di Crasso spegnevano l’incendio. Se il proprietario rifiutava di vendere, Crasso lasciava bruciare l’edificio. Con questo sistema egli infine divenne il più grande proprietario terriero di Roma, ed usò parte della sua ricchezza per sostenere Giulio Cesare contro Cicerone.

 Nel 70 AC Roma era ancora una repubblica, che poneva limiti molto severi su ciò che i governanti potevano fare, ma soprattutto su ciò che NON potevano fare. Ma Crasso non aveva intenzione di sopportare tali limiti al suo potere personale, ed escogitò un piano.

Crasso approfittò della rivolta degli schiavi guidata da Spartaco per seminare il terrore nel cuore di Roma, la cui guarnigione Spartaco aveva già sconfitto in battaglia. Ma Spartaco non aveva alcuna intenzione di marciare su Roma stessa, una mossa che sapeva essere suicida. Spartaco e la sua banda non volevano avere altro a che fare con l’impero romano ed avevano progettato dall’inizio solamente di portare via ai loro precedenti proprietari della provincia italiana il denaro sufficiente per noleggiare una flotta mercenaria con la quale salpare verso la libertà.

Lasciare andare via Spartaco era l’ultima cosa che Crasso desiderasse. Egli aveva bisogno di un facile nemico col quale terrorizzare Roma stessa per il suo personale guadagno politico. Cossì Crasso corruppe la flotta mercenaria perché salpasse senza Spartaco, e dunque appostò due legioni romane in modo che Spartaco non avesse altra scelta che quella di marciare su Roma.

Terrificata dall’arrivo imminente del temuto esercito dei gladiatori, Roma dichiarò Crasso Pretore. Crasso allora schiacciò l’esercito di Spartaco anche se il merito andò a Pompeo. L’anno seguente Crasso venne eletto Console di Roma.

Con queste manovre, i romani rinunciarono alla loro forma di governo repubblicana. Presto seguì il primo Triumvirato di Crasso, Pompeo e Giulio Cesare, seguito dal regno degli imperatori divinità.

I romani vennero imbrogliati per rinunciare alla loro repubblica e nell’accettare il ruolo dell’imperatore.

Cicerone, l’opponente politico di Giulio Cesare, nonostante i propri meriti letterari, giocò con le stesse regole nella sua campagna contro Giulio Cesare, pretendendo che Roma stesse cadendo vittima di di “una vasta cospirazione interna di destra” nella quale ogni espresso desiderio per limiti legislativi sul governo veniva trattato come comportamento sospetto. Proprio per dimostrare ai romani quanto fosse divenuta insicura Roma, Cicerone assoldò dei banditi per causare il massimo disordine possibile, e fece campagna sulla promessa, se eletto e con poteri eccezionali, di porre fine alla lotta interne.

Quel che Cicerone sognava lo riuscì a fare Adolph Hitler. Eletto Cancelliere della Germania, Hitler, come Crasso, non aveva alcuna intenzione di vivere coi severi limiti imposti dalla legge tedesca al suo potere. Diversamente da Cicerone, i banditi di Hitler erano facili da riconoscere: essi indossavano tutti le stesse camicie brune. Ma le loro azioni non erano diverse da quelle dei loro predecessori romani. Compirono pestaggi, appiccarono incendi, causarono quanti danni poterono, mentre Hitler faceva discorsi promettendo di mettere fine all’ondata di crimini dei sovversivi ed al terrorismo se gli venivano garantiti poteri eccezionali.

Poi venne bruciato il Reichstag: un attacco terrorista fasullo. I tedeschi vennero raggirati per rinunciare alla loro repubblica ed accettare il governo totale del Der Führer.

Queste cose a scuola non ve le diranno mai, ma i governi abitualmente fanno affidamento su raggiri per fare in modo che il pubblico altrimenti reclutante concordi coi loro obiettivi. I romani accettarono gli imperatori ed i tedeschi accettarono Hitler non perché lo volessero, ma perché l’illusione creata con cura di una minaccia sembrava non lasciare altra scelta.

Anche il nostro governo usa imbrogli per creare l’illusione che Noi Il Popolo non abbiamo altra scelta che quella che vuole il governo.

Nel 1998 il New York World di Joseph Pulitzer ed il New York Journal di William Randolph Hearst discutevano di un intervento americano a Cuba. E’ riportato che Hearst abbia inviato a Cuba un fotografo per prendere immagini dell’imminente guerra con la Spagna. Quando il fotografo chiese che guerra potesse essere quella, si disse che Hearst abbia risposto: “Tu prendi le foto ed io procurerò la guerra”. Hearst diceva la verità, ed il suo giornale pubblicò storie di grandi atrocità commesse contro il popolo cubano, la gran parte delle quali si rivelò essere una completa fabbricazione.

La notte del 15 febbraio 1898 la USS Maine all’ancora nel porto dell’Avana, per dimostrare la risolutezza degli USA nel proteggere i propri interessi, esplose violentemente. Il capitano Sigsbee, comandante della Maine, chiese che non si facesse nessuna presunzione di attacco nemico per tutta la durata di una indagine completa sulla causa dell’esplosione. Per questo il capitano Sigsbee fu attaccato dalla stampa per  il suo “rifiuto di vedere l’ovvio”. L’Atlantic Monthly dichiarò espressamente che supporre che l’esplosione fosse altro che un’azione deliberata della Spagna “sfidava completamente le leggi della probabilità”.

Gli americani entrarono in guerra contro la Spagna con lo slogan “Ricordate il Maine”, conquistando alla fine anche le Filippine (e lungo la strada le Hawaii).

Nel 1975 un’indagine guidata dall’ammiraglio Hyman Rickover esaminò i dati recuperati nel 1911 da un’analisi del relitto e concluse che non vi era alcuna prova di un’esplosione esterna. La causa più probabile dell’affondamento fu l’esplosione della polvere di carbone in un serbatoio di carbone imprudendemente piazzato vicino ai depositi della nave. La cautela del capitano Sigsbee era stata ben fondata.

Il presidente Franklin Delano Roosevelt aveva bisogno di una guerra. Aveva bisogno della febbre di una grande guerra per mascherare i sintomi di un’economia stagnante derivante dalla Grande Depressione. Roosevelt voleva una guerra con la Germania per fermare Hitler (e Wall Street per prendersi l’impero britannico), ma, nonostante diverse provocazioni nell’Atlantico, il popolo americano, che ancora lottava con la difficile situazione economica, era contrario ad ogni guerra. Roosevelt violò la neutralità col Patto Lend-Lease, e persino ordinò l’affondamento di diverse navi tedesche nell’Atlantico, ma Hitler rifiutava le provocazioni.

Roosevelt aveva bisogno di un nemico, e se l’America non aveva la volontà di attaccare un altro paese, allora un altro paese doveva essere manovrato in modo tale da attaccare l’america, proprio come Marco Licinio Crasso aveva manovrato Spartaco perché questi attaccasse Roma.

La strada per la guerra venne creata dall’adesione del Giappone al Patto Tripartito con l’Italia e la Germania, nel quale i tre paesi promettevano ognuno la mutua difesa l’un l’altro. Se Hitler non avesse mai dichiarato guerra agli Stati Uniti nonostante le provocazioni, il modo per portare il Giappone a farlo era facilmente raggiugibile.

Il primo passo fu l’embargo del petrolio e dell’acciaio, usando come motivazione le guerre giapponesi nel continente asiatico. Ciò costrinse i giapponesi a considerare la conquista delle regioni dell’Indonesia ricche di petrolio e minerali. Con le potenze europee sfinite militarmente dalla guerra in Europa, gli Stati Uniti erano l’unica potenza nel Pacifico in grado di fermare il Giappone dall’invadere le Indie Orientali olandesi, e, spostando la flotta del Pacifico da San Diego a Pearl Harbour, nelle Hawaii, Roosevelt fece diventare quella flotta il primo passo obbligatorio di un attacco preventivo di ogni piano giapponese per estendere l’impero alla “area delle risorse meridionali”.

Roosevelt mise in scacco il Giappone come Crasso aveva messo completamente in scacco Spartaco. Il Giappone aveva bisogno di petrolio. Doveva invadere l’Indonesia per prenderlo, e per fare ciò dovevano prima eliminare la minaccia della flotta americana a Pearl Harbour. Non avevano realmente nessuna altra scelta.

Per infuriare il più possibile il popolo americano Roosevelt avava bisogno che il primo attacco aperto giapponese fosse il più sanguinoso possibile, sembrando altrettanto furtivo di quello giapponese contro la Russia. Da quel momento fino all’attacco stesso a Pearl Harbour Roosevelt ed i suoi accoliti fecero in modo da essere sicuri che i comandant alle Hawaii, il generale Short e l’ammiraglio Kimmel, fossero tenuti all’oscuro il più possibile sulla posizione della flotta giapponese e sulle sue intenzioni, ed in seguito li fecero diventare dei capri espiatori. (Il Congresso ha recentemente discolpato Short e Kimmel, riabilitandoli postumi nei loro precedenti ranghi).

Ma, come l’esercito aveva concluso al tempo, ed documenti in seguito declassificati confermarono, Washington D.C. sapeva che l’attacco era imminente, sapeva esattamente dove era la flotta giapponese e dove era diretta.

Il 29 novembre, il Segretario di Stato Hull mostrò al giornalista della United Press Joe Leib un messaggio con l’ora ed il luogo dell’attacco, ed il New York times nello speciale Pearl Harbour dell’edizione del 12/8/41, a pagina 13, riportava che l’ora ed il luogo dell’attacco erano noti in anticipo!

La pretesa, più olte ripetuta, che la flotta giapponese manteneva il silenzio radio mentre si dirigeva verso le Hawaii era una bugioa. Tra altre intercettazioni ancora contenute negli archivi della N.S.A. vi è il messaggio DECODIFICATO inviato dalla nave rifornimento giapponese Shirya che dice “procediamo alla posizione verso 30.00 N, 154.20 E. Pensiamo di essere sul posto il 3 dicembre”.

Il presidente Lyndon Johnson voleva una guerra in Vietnam. Voleva aiutare i suoi amici proprietari di società di armamenti a fare qualche affare. Aveva bisogno che il Pentagono e la CIA la smettessero di tentare di invadere Cuba. E, soprattutto, aveva bisogno di una provocazione per convincere il popolo americano che realmente “non vi era altra scelta”.

Il 5 agosto 1964 in tutta l’America i quotidiani riportarono “continui attacchi” contro i cacciatorpediniere americani operanti in acque vietnamite, in particolare nel Golfo del Tonkino. La storia ufficiale era che torpediniere nordvietnamite lanciarono un “attacco non provocato” sulla USS  Maddox mentre essa era in “pattugliamento”.

La verità è che la USS Maddox era coinvolta in aggressive azioni di raccolta di informazioni coordinate con effettivi attacchi del Sud Vietnam e dell’aeronautica laotiana contro obiettivi nel Nord Vietnam. La verità è anche che non ci fu nessun attacco di torpediniere contro la USS Maddox. Il capitano John J. Herrick, comandante della task force nel Golfo, inviò a Washington D.C. un cablogramma col quale comunicava che il rapporto era il risultato di un operatore sonar “troppo entusiasta” che si era confuso sui suoni dei rumori della sua nave ed era stato colto dal panico. Ma, sebbene fosse noto che il rapporto era falso, Lyndon Johnson quella notte apparve sulla TV nazionale per annunciare l’inizio di incursioni aeree sul Nord Vietnam, in rappresaglia ad un attacco mai avvenuto.

Il presidente George Bush voleva una guerra in Iraq. Come Crasso, George Bush era motivato dal denaro. Specificamente denaro del petrolio. Ma con l’OPEC che non riusciva a mantenere i limiti sulla produzione di petrolio nel Medio Oriente, il mercato venne reso saturo con il petrolio pompato dall’Iraq, che aveva circa 1/3 delle  riserve della regione.

George voleva una guerra per fermare quel flusso di petrolio, per impedire che i prezzi (e i profitti) scendessero ulteriormente. Ma, come Roosevelt, aveva bisogno che “l’altra parte” facesse la prima mossa.

L’Iraq era in cerca da molto tempo di un maggiore accesso al Golfo Persico, e si sentiva limitato essendo confinato in una sottile striscia di territorio lungo il confine settentrionale del Kuwait, che poneva gli interessi iracheni in stretta prossimità all’ostile Iran. George Bush, che aveva segretamente armato l’Iraq durante la guerra con l’Iran, fece intendere che gli Stati Uniti non sarebbero intervenuti se Saddam Hussein si fosse preso una parte più grande del Kuwait. Saddam abboccò e l’Iraq invase il Kuwait.

Naturalmente gli americani non avrebbero voluto mandare i loro figli e figlie a rischiare la vita per i prodotti petroliferi. Così George Bush progettò un inganno, usando una società di pubbliche relazioni, divenuta ricca col denaro dei contribuenti per essere una industriosa e creativa fabbricante di menzogne! La società di PR inventò una truffa monumentale, nella quale la figlia dell’ambasciatore del Kuwait negli USA andò alla TV fingendosi un’infermiera, e riferì una orribile storia nella quale le truppe irachene predavano gli incubatori da un ospedale kuwaitiano, lasciando i bambini prematuri a morire sul freddo pavimento. I media, parte dell’imbroglio fin dall’inizio, non si preoccupavano di chiedersi perché la “infermiera” non avesse raccolto i bambini e li avesse avvolti in coperte o simili.

Infuriati dalla storia degli incubatori gli americani sostennero l’operazione Desert Storm, che non ha mai rimosso Saddam dal potere ma che tenne il Kuwait per quasi due anni fuori dal mercato del petrolio e limita tuttora le esportazioni di petrolio dell’Iraq. Che i nostri figli e figlie siano tornati a casa con serie e durature malattie non era evidentemente un alto prezzo da pagare per accresciuto profitti sul petrolio.

Dopo la vittoria in Iraq, ancora un’altra guerra veniva offerta nelle ricche regioni minerarie della Bosnia. Ed ancora venne usato un inganno per creare il sostegno all’azione militare.

La foto di Fikret Alic che guarda attraverso una rete di filo spinato venne usata per “provare” l’esistenza di “campi di concentramento” ai nostri giorni. Come indicava il titolo “Belsen 92” su un quotidiano, vennero fatte tutte le associazioni possibili con gli orrori nazisti per vendere la necessità di inviare ancora più truppe americane in un altro paese.

Ma quando dei giornalisti tedeschi andarono a Trnopolje, il sito del suddetto campo di concentramento, per filare un documentario scoprirono che la foto era un falso! Quello di Trnopolje non era un campo di concentramento ma un centro rifuggiati. E nemmeno era circondato da filo spinato. Un accurato esame della foto originale rivelava che il fotografo l’aveva scattata attraverso una sezione rotta della rete che circondava una baracca per gli attrezzi. Era il fotografo a trovarsi dentro a riprendere i rifugiati che si trovavano fuori.

Una volta ancora gli americani erano stati imbrogliati per sostenere azioni militari con le quali non sarebbero altrimenti stati d’accordo.

Mentre diversi presidenti americani hanno volontariamente iniziato guerre per scopi personali (del sistema), forse nessuno di loro le ha mai portate all’estremo come Bill Clinton.

In coincidenza con l’attesa dichiarazione pubblica di Monica Lewinski seguente alla sua testimonianza, Bill Clinton ordinò un attacco di missili Cruise sul Sudan e l’Afghanistan, pretendendo di avere la prova irrefutabile che l’ex alleato Osama bin Laden stava fabbricando lì armi chimiche terroristiche.

L’esame delle foto dei detriti rivelò che non vi era nessuna delle attrezzature che si troverebbero in un laboratorio che gestisse materiali per armi letali. Vennero sbugiardate le assicurazioni date dalla CIA di un test positivo per armi biologiche sul suolo quando venne rivelato che non vi era alcun suolo aperto vicino alle installazioni bombardate. Il Sudan chiese che osservatori internazionali andassero ad esaminare i resti della fabbrica per cercare le tracce del gas nervino che Clinton diceva si trovasse lì. Non venne trovato niente. La fabbrica Sudanese era un innocente impianto per produrre aspirine, ed il proprietario fece causa per danni.

Un successivo esame del sito in Afghanistan rivelò che era una moschea.

Nel frattempo storie di genocidio ed atrocità in Kosovo inondavano i media (in tempo per distrarre dai fatti sudanesi), orribili e sensazionali come pure inventate come la maggior parte delle storie di William Randolph Hearst sulle atrocità contro i cubani.

Ancora una volta il governo ed i media stavano ingannando gli americani. Una foto mostrata su tutte le reti americane pretendeva di essere quella di un MIG di Slobodan Milosevic abbattuto mentre attaccava dei civili. Un più attento esame indicava scritte in inglese

Come la Germania sotto il cancelliere Hitler, nella nostra nazione vi sono stati eventi che hanno messo paura nei cuori dei cittadini, come l’attentato al World Trade Center di New York, al Federal Building di Oklahoma city, e all’Olympic Park (giusto in tempo per deviare l’attenzione del pubblico dall’abbattimento del volo TWA 800). I media sono stati molto veloci nell’incolpare di tali fatti i “radicali”, i “sovversicvi”, “vaste cospirazioni di destra”, ed altri “nemici interni”, non diversamente dalle menzogne usate da Cicerone e da Hitler.

Ma un ad più attento esame questi atti di  “terrorismo domestico” non appaiono quello che si vorrebbe far credere

Il cd “covo” del separatismo bianco a Elohim City, occasionale sede di Tim McVeigh nelle settimane precedenti all’attentato a Oklahoma City, si scoprì che era guidato da un informatore dell’FBI!

E nessuno ha realmente spiegato che stava facendo il secondo camion Ryder in un campo segreto a metà strada tra Elohim City ed oklahoma City due settimane prima dell’attentato

Siamo a questo punto dunque. Come i romani del tempo di Crasso e di Cicerone, o i tedeschi con un neoeletto Hitler, veniamo avvertiti che ci minaccia un pericoloso, implacabile, invisibile, onnipresente ed invulnerabile nemico poichè il nostro governo è impotente a causa di quello stupido vecchio Bill of Rights. Sono già apparsi articoli che discutono se “misure straordinarie” (cioè tortura) non siano pienamente giustificate in certe circostanze quali quelle che si pretendono di fronteggiare oggi.

Come nel caso di Roma e della Germaniail governo continua a chiedere al pubblico un aumento del suo potere e della sua autorità per “affrontare la crisi".

Comunque, come orologi avanti alle telecamere, ai sonanti toni dei continui avvertimenti di pericolo delle “teste parlanti” è legittimo chiedere quanto reale sia la crisi quanto sia il risultato di macchinazioni politiche dei nostri leaders.

I terroristi sono una reale minaccia o solamente attori assunti con bombe ed orologi Casio, pagati da Cicerone ed a cui siano state date le camicie da Hitler?

Il terrorismo all’interno degli Stati Uniti viene realmente dall’esterno o è una produzione preparata, pensata perché gli americani credano di non avere altra scelta che quella di rinunciare alla repubblica ed accettare il governo totalitario di un novo imperatore, o di un nuovo Führer?

Una volta perduta, i romani non riebbero mai più la loro repubblica. Una volta perduta, i tedeschi non riebbero mai più la loro repubblica. In entrambe i casi la nazione dovette crollare completamente prima che il popolo riacquistasse la libertà.

Ricordatelo quando Crasso vi dice che Spartaco si avvicina. Ricordatelo quando banditi nelle strade agiscono in maniera chiaramente studiata per provocare paura.