Palazzi in nome di Dio
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Affinché chiunque, da turista o nell'Urbe per caso, abbia modo di rendersene conto dato che in ogni via e piazza di questa città circa un numero civico su tre apre su una costruzione di proprietà della Santa Sede, ora elencherò la micidiale sequenza di diciture "notarili" presenti nei rogiti, e molto spesso anche apposte su targhe collocate con cura dal Vaticano sulle facciate delle sue proprietà. Quando è stato il momento di definire "chi" materialmente dovesse possedere uno ad uno i pezzi di questo immenso tesoro edilizio, il Vaticano è ricorso ai seguenti "raggruppamenti" di entità ecclesiastiche e religiose: «Aspiranti, titoli cardinalizi, parrocchie, caritas, apostolica Santa Sede, provincie, commissariati, segretariati, conventi, istituti, monasteri, congregazioni, collegi e collegiate, case sante, generalizie provinciali, religiose e di procura, oratori, seminari, studentati, basiliche e arcibasiliche, compagnie, opus, domus, pie società, pie case, atenei, università, istituti e seminari pontifici, pellegrinaggi, curie vescovili, vescovadi, episcopati, diocesi, arcidiocesi, asili, capitoli, comitati, conferenze episcopali, curàti, comunità, ordini, chiese, curie generalizie, stabilimenti, sodalizi, apostolati, conservatori, confraternite e arciconfraternite, postulazioni generali, procure generali, rettorìe, nunziature e segnature apostoliche». Ecco, ognuna di queste diciture rappresenta una "famiglia" di proprietari immobiliari a cui fanno capo - singolarmente - da 10 a 400 e più immobili. A cotanto esercito di ricchissime entità "religiose-finanziarie", si aggiungono inoltre due altri grandi gruppi: gli ordini delle suore e dei frati. Partiamo dalle prime. Anche qui, per ragioni di spazio, elencherò solo le diciture che qualificano i sotto-gruppi di suore: «Adoratrici, amanti, ancelle, apostole, ausiliatrici, bigie, bianche, canonichesse, catechiste, crocifisse, clarisse, dame apostoliche, donne, diaconesse, insegnanti, infermiere, figlie, mantellate, maestre, mercedarie, minime, ministre, misericordìne, missionarie, monache, oblate, nobili oblate, ospitaliere, passioniste, piccole apostole, piccole suore, piccole sorelle, piccole ancelle, piccole figlie, piccole discepole, piccole serve, operaie, "povere" (alla faccia...), predilette, rosarie, riparatrici, sacramentine, serve, stigmatine, terziarie, trinitarie, visitatrici, signorine operaie e vocazioniste». A ciascuna di queste "famiglie" di ordini di suore fanno capo, nel Comune di Roma, dai 10 a 300 immobili. Il totale degli ordini religiosi femminili proprietari di palazzi e terreni in Roma città è di 325.Veniamo ora ai frati, le cui "famiglie" sono riassunte da queste diciture: «Padri, sacerdoti, servi, missionari, terziari, fratelli, figli, legionari, abati, arcipreti, minimi, scalzi, bigi, regolari, chierici, diaconi, reverendi, priori, minori, canonici, ospitalieri, trinitari e riformati».Anche in questo caso, a ognuna delle "famiglie" di ordini religiosi maschili fanno capo dalle 20 alle 500 unità immobiliari. Il totale degli ordini religiosi maschili è di 87. Ora passiamo a descrivere - territorialmente - dove è dislocato questo gigantesco tesoro. Innanzitutto è bene precisare che il Vaticano, a Roma, ha compiuto delle scelte preferenziali negli acquisti: niente periferie malmesse e oscure, per carità! Lì le case le comprano i poveracci, il popolo. Viceversa la Santa Sede Spa ha gusti assai migliori in fatto di acquisizioni. Partiamo dal centro storico, con una piccola premessa: per capire - in soldoni - quanto vale il patrimonio edilizio della Santa Sede Spa nella città di Roma, mi sono basato sulle stime di una notissima società che opera a livello nazionale nel settore delle compravendite da più di 40 anni. Ebbene, i valori commerciali che mi sono stati dati per quest'area ora in esame parlano di prezzi variabili da 7 a 25 milioni a metro quadro, più alcune unità immobiliari considerate "inestimabili" con questo criterio, cedibili quindi unicamente "a corpo" a prezzi molto superiori ai massimi di mercato per le vendite "a misura". Detto questo, partiamo per una "gita" (illustrata dalla grafica in pagina) fra i tesori edilizi della Santa Sede Spa. Dicevo poc'anzi che siamo nel centro storico. Tutta l'area che va da Campo dei Fiori fino al Tevere di fronte a Castel Sant'Angelo, passando per piazza Navona e vie adiacenti, praticamente è posseduta per intero dal Vaticano. Più o meno si tratta di poco meno della metà del centro storico dell'Urbe. Il valore? Immenso. Nessuno l'ha mai stimato con precisione, ma è sufficientemente attendibile una cifra oscillante fra i 50.000 e i 65.000 miliardi. Si tratta di più di 2.500 palazzi. Andiamo avanti. Ora siamo nella cintura confinante il Tevere. Passato il fiume e usciti quindi dal cuore della capitale, le proprietà ecclesiastiche si ramificano. Una parte va verso il Vaticano (tutti i palazzi attorno al quale sono della Santa Sede Spa), poi su al colle del Gianicolo e quindi giù fino a Trastevere per risalire verso la via Aurelia dove - finalmente siamo in periferia - molti dei terreni edificabili attorno a questa arteria stradale sono stati acquistati o donati alla Santa Sede Spa. Anche per questo immenso lotto edilizio, la stima - con valori al metro quadro oscillanti fra i 4 e 6 milioni - è molto difficile, quasi impossibile data la vastità. Tuttavia, rimanendo ai soli palazzi il cui numero è ampiamente superiore ai 2.000 e con un'approssimazione di valore tra i 15 e gli 20 miliardi cadauno, un dato globale di 30.000-40.000 miliardi non è lontano dalla realtà. Certo non appare sbagliato per eccesso. Quanto alle aree edificabili, il calcolo è ancora più complicato. Troppe variabili. Stimarle nel loro complesso - le aree supererebbero i 4 milioni di metri quadrati - è un conto che lascio in bianco. Naturalmente gli immobili della Chiesa a Roma uno finiscono qui. Sempre fuori dal centro storico, le proprietà costellano - bombardano - il quartiere Prati e dilagano nelle zone di Santa Maria Maggiore e di San Giovanni. Inoltre tutta la zona che va dalla fine di via Nazionale fino al Colosseo è patrimonio esclusivo - tranne rare eccezioni - della Santa Sede Spa. Anche dove finisce la zona della Stazione Termini, inizia un'altra grande fetta della città di proprietà del Vaticano: da via Merulana a via Manzoni, da piazza Dante a via Emanuele Filiberto, da Santa Croce in Gerusalemme fino a piazza San Giovanni in Laterano, interi isolati sono di proprietà della Santa Sede Spa. Per darvi un'idea della vastità di queste aree nel loro insieme, basti dire che vi abitano non meno di un milione di persone. Per questo ulteriore blocco immaginare un valore tra i 25.000 e i 35.000 miliardi non è una follia, anzi.Ora veniamo ai cosiddetti "beni inestimabili" il cui prezzo non è espresso a metro quadro. Vaste proprietà del Vaticano punteggiano via Condotti, piazza di Spagna, piazza della Pigna, via Sant'Andrea delle Fratte e San Bastianello. Per un solo appartamento che si affacci su piazza di Spagna c'è chi è capace di spendere anche 20 miliardi. Non dico altro.Quindi, qual è la stima complessiva dei beni immobili della Chiesa a Roma? Esclusi i terreni e le proprietà "preziosissime", la cifra globale sta nell'intervallo fra 105.000 e i 140.000 miliardi. Se a questi aggiungiamo - stimandoli in blocco 20.000 miliardi - i rimanenti "bocconi d'oro", si arriva agevolmente a 160.000 miliardi. Si badi bene, inoltre, che molte delle proprietà sono conventi o palazzi occupati da pochi religiosi. Se venissero venduti ristrutturati in esclusive unità abitative (cosa che il Vaticano ha già fatto in un caso eclatante del quale in seguito leggerete), il valore globale potrebbe quintuplicare, anche decuplicare, con cifre alla fine da vero capogiro. Ma non è tutto, addirittura si potrebbe dire che il "meglio" deve ancora arrivare. Eccolo.La stragrande maggioranza di questo fantastico patrimonio gode di regimi fiscali per i quali la Santa Sede Spa non deve scucire neppure una lira di tasse. Infatti, come ben si sa, il Vaticano è uno Stato estero rispetto l'Italia, e sia i Patti Lateranensi di fascista memoria sia il più recente "aggiustamento" voluto da Craxi negli anni Ottanta ne hanno salvaguardato la più totale autonomia. Per conseguenza di moltissimi beni immobili della Santa Sede Spa non c'è traccia al catasto in quanto ritenuti territorio di un altro Stato. È il caso, uno delle migliaia, dei beni immobili riconducibili alla Basilica di Sant Apollinare nella centralissima piazza delle Cinque Lune, basilica ove tuttora "riposa" la salma di Enrico De Pedis, uno dei più spietati gangster della banda della Magliana la cui sepoltura in "preziosissima" terra sacra venne autorizzata personalmente e per iscritto dal cardinale vicario di Roma Ugo Poletti, degno compare quindi del boss, ma anche n°2 - dopo il Pontefice - della Chiesa nella capitale d'Italia. Per altri beni immobili invece, considerati a tutti gli effetti "religiosi", la Santa Sede Spa ha compiuto repentine quanto lucrosissime speculazioni edilizie, come accennavo prima. È il caso di ciò che è accaduto al liceo cattolico Pio XII dell'Assunzione, ritenuto da tempo immemorabile uno dei più prestigiosi di Roma. Ebbene, nemmeno un anno fa - poco prima dell'apertura della scuola - tutti gli insegnanti sono stati licenziati e l'istituto ha chiuso i battenti. I frati missionari spagnoli dell'Intendes che gestivano il plesso hanno tentato di giustificare la decisione sostenendo un calo vistoso delle iscrizioni (a pagamento). Non era vero, e i primi a smentirli sono stati gli stessi docenti rimasti in mezzo a una strada. Da notare che gli stipendi del corpo insegnante venivano pagati regolarmente dalla Santa Sede Spa. L'ormai ex liceo tuttavia non è rimasto deserto e abbandonato. Fervono i lavori per la sua trasformazione in un lussuoso albergo che con ogni probabilità sarà già operativo per l'apertura del Giubileo del Duemila. Un hotel, a ben guardare, rende molto di più di una banalissima scuola.D'altra parte, già negli anni Sessanta un pericolosissimo banchiere di Cosa Nostra, Michele Sindona, si operò per "mettere al sicuro" molti beni immobili della Santa Sede Spa intestandoli a opportune società domiciliate in paradisi fiscali del riciclaggio mondiale. Oggi, anno 1998, sono cambiati i personaggi, ma lo stile criminale di condurre operazioni spregiudicate ben oltre il limite della legalità non ha abbandonato i vertici del Vaticano. Basta per tutti ricordare il caso dei 110 miliardi di titoli di Stato italiani "scomparsi" durante l'affaire Enimont (erano la parte sostanziale della maxi-tangente) oltre le mura della Santa Sede ben dentro i forzieri dello Ior. Se fosse stato, lo Ior, un qualsiasi altro istituto di credito i suoi massimi dirigenti sarebbero finiti in galera per ricettazione, riciclaggio, associazione a delinquere, truffa allo Stato. Invece Papa Wojtyla può dormire sonni tranquilli, nessuno verrà mai a cercare i suoi soci della Santa Sede Spa. Così come nessuno - a parte noi della Padania - ha più trovato la forza di scrivere di questo argomento dal 7 gennaio 1977, quando l'Europeo pubblicò la prima puntata di una dettagliatissima inchiesta titolata «Vaticano Spa». Alla seconda, il direttore della testata, Gianluigi Melega, venne licenziato in tronco, con buona pace dei mercanti vaticani, Dio li stramaledica. Ma davvero. |