Qualcuno vuole ripensare all'euro? di Mircea Meti La retorica trombona del PUR (Pensiero Unico di Regime) ci ha fatto ingoiare l'idea che l'euro fosse salvifico. Nessuno ha mai spiegato quali fossero i vantaggi dell'euro per i cittadini italiani: forse perchè non ce n'erano. Tutti parlavano di generici benefici irrinunciabili all'economia, o di danni irreparabili in caso di mancata adesione. L'euro si è rivelato una catastrofe per i più. Da un giorno all'altro tutti i prezzi, dei beni privati come dei pubblici servizi, è raddoppiato. Sono raddoppiati i guadagni di chi vende beni e servizi indispensabili, ma non sono raddoppiati gli stipendi, che hanno perso da un giorno all'altro la metà del loro valore. Siccome fin dall'inizio era intuibile il rischio che gli italiani dicessero no all'euro, nessuno ha chiesto il loro parere. Diversamente che altrove, nessuno ha pensato o proposto un referendum. Centro, Destra e Sinistra col supporto dei pennivendoli dei media hanno venduto i miracoli dell'euro. Pochissime e inascoltate le voci critiche o almeno dubbiose. E' stato fatto qualche patetico tentativo di addebitare la colpa dei disastri prodotti dall'euro alle mancate politiche di ammortizzazione come la stampa dell'euro di carta o la compresenza temporanea di una doppia moneta. Come se il disastro euro fosse soprattutto un fatto psicologico: la gente spende di più e male perchè sbaglia ad attribuire il giusto valore all'euro o perchè fatica a conteggiare le monetine! Invece in tutto ciò c'è pochissimo di psicologico. I salari si sono dimezzati per il semplice fatto che il giorno dopo il cambiamento della moneta le merci ed i servizi, privati e pubblici, hanno aumentato il loro prezzo dal 30 al 100%. A distanza di cinque anni, nessuno accenna nemmeno a un vago dibattito di verifica. Erano vere le ipotesi dei tanti che ci hanno portato al disastro? Cosa è successo a quei Paesi che si sono tenuti alla larga dall'euro? Come si vede dalla piantina qui sotto, la Norvegia non è nemmeno nella Comunità Europea e non si ha notizia di una sua condizione economica disastrosa. Fra i Paesi membri tradizionali della Comunità (escludendo quindi i Paesi di recente aggregazione) Inghilterra, Danimarca e Svezia non fanno parte della famigerata "zona euro". Se le profezie degli euro-entusiasti fossero state vere, questi Paesi dovrebbero registrare economie in coma. Invece non risulta che l'essersi tenuti fuori dall'Europa (come la Norvegia) o dall'euro (come Inghilterra, Danimarca e Svezia) ha messo questi Paesi in crisi. Anzi, queste economie vanno da meglio a molto meglio della nostra. Questa banale constatazione però non scalfisce le granitiche certezze degli euro-amanti e dei tromboni di regime.
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