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Veronica Guerin1959 - 1996 Fonte |
Giornalista irlandese, pagò con la vita la sua passione per
la verità e la libertà. Veronica sapeva quanto fossero alti i rischi collegati alla sua professione.
Sapeva bene come la sua vita fosse in pericolo. Ma aveva deciso di
non fermarsi: intendeva proseguire le sue inchieste sul mondo del
crimine. Con una determinazione, se possibile, ancora superiore. Veronica non era, almeno ufficialmente, una giornalista di crimine, afferma a distanza di anni il suo direttore, Willie Kealy. Il suo, in effetti, fu più un lento scivolare verso il crimine. Quando Veronica Guerin cominciò a focalizzarsi su questo settore, aveva già accumulato alle proprie spalle numerosi scoop che lavevano portata, tra il 1990 e il 1994, allattenzione dellopinione pubblica: fra questi, molti ottimi reportages di carattere finanziario, una storia esclusiva su unintercettazione telefonica tra un prominente uomo politico (John Bruton) e alcuni suoi colleghi di partito, e lintervista-scoop al fuggitivo vescovo di Galway, Eamonn Casey. Il suo arrivo al Sunday Independent, nel 1994, segnò la sua
consacrazione ufficiale come reporter investigativa. Una carriera
interamente contraddistinta da ununica, grande passione: la
ricerca della Verità. Fu proprio al Sunday Independent che Veronica cominciò a occuparsi di crimine. Il fenomeno malavitoso aveva assunto, alla metà degli anni 90, dimensioni veramente preoccupanti sullisola, in particolare nella capitale Dublino e nelle città industriali di Cork e Limerick. Il criminale vecchio stampo, dedito ai sequestri e alle rapine a mano armata, aveva gradualmente lasciato spazio al narcotrafficante. In Irlanda poche gang controllavano capitali multimilionari, grazie al traffico di eroina, cocaina, cannabis ed ecstasy. La sola Dublino contava 15mila giovani tossicodipendenti (su una popolazione che non arrivava al milione). Il fallimento dello Stato, impegnato per decenni a combattere lIra, e da sempre focalizzato sulla secolare questione nordirlandese, emergeva in tutta la sua evidenza. Veronica capì tutto questo. Capì che avrebbe dovuto penetrare quel mondo, per raccontarlo e denunciarlo ai suoi lettori: La situazione è molto seria. Laspetto più grave è che in Irlanda non esiste una sola parrocchia che non conosca il problema della droga. Per questo quello delle droghe è diventato il problema principale, nel nostro Paese. Circola così tanto denaro nellindustria del narcotraffico è davvero unindustria multimilionaria. La polizia e gli ispettori del fisco possono fare ben poco per affrontare questo problema, e per smantellare gli imperi che generano i profitti di cui godono questi baroni della droga. Era il dicembre 1995. Veronica aveva appena ritirato il prestigioso International Press Freedom Award a New York. Era stata la prima giornalista europea a riceverlo. Per condurre le sue inchieste, Veronica instaurò presto una
fitta rete di contatti allinterno del corpo della polizia e
nel sottobosco criminale. Almeno sei poliziotti, per ammissione
dello stesso Assistant Commissioner Tony Hickey, potevano essere annoverati
fra i principali contatti di Veronica allinterno dei Garda Siochana
(la polizia irlandese). Impossibile determinare quante fossero invece
le gole profonde di Veronica nellambito criminale:
è comunque fuori di dubbio che il suo principale informatore
fosse John Traynor, detto il Coach (lAllenatore), un passato
da ladro e truffatore
un presente da narcotrafficante, al fianco
del boss John Gilligan. Nel portare alla luce limmensità del sottobosco criminale
irlandese, Veronica Guerin mise nero su bianco gli identikit dei principali
narcotrafficanti (pur non potendo nominarli, a causa delle leggi sulla
diffamazione, tuttora in vigore), denunciò le rotte attraverso
cui gli stupefacenti raggiungevano lIrlanda, e rese noti gli
immensi profitti di questi boss, illustrando nel dettaglio come il
valore della merce arrivasse anche a decuplicarsi nel
corso delle numerose transazioni. Non solo: Veronica espose pubblicamente
lo stato fatiscente delle prigioni irlandesi, da cui letteralmente
evadevano centinaia di pericolosi criminali, e rivelò
come numerosi funzionari del fisco e degli affari sociali vivessero
in un clima di terrore. Se avessero anche solo osato porre domande
scomode a qualche boss, chiedendogli il perché di tanta ricchezza
a fronte di profitti dichiarati pari a zero, rischiavano grosso. Accanto alla Veronica reporter investigativa esisteva però anche una Veronica privata: una donna per nulla sofisticata, come la ricorda il suo amico di lunga data Paddy Prendiville, anche lui giornalista. Veronica era una persona molto semplice, con tre sole grandi passioni al di fuori del lavoro: la sua famiglia, in particolare ladorato figlio Cathal, la simpatia politica per il partito nazionalista Fianna Fail e quella sportiva per il Manchester United. Anche la fede religiosa giocava un ruolo importante nella sua vita: ogni domenica mattina si recava a messa presso la chiesa dellaeroporto di Dublino. Qui le piaceva adorare Dio, qui veniva a pregare, qui portava le sue domande. [ ] Venire a messa la domenica era un altro tassello nella sua ricerca della Verità: lei era fedele, appassionata da questa Verità, quanto lo era nei confronti del giornalismo, avrà occasione di affermare il suo parroco, padre Declan Doyle. Veronica Guerin, una giornalista che aveva fatto della ricerca della Verità la propria ragione di vita, fu uccisa il 26 giugno 1996. Due sicari la assassinarono lungo la Naas Road, una delle principali arterie stradali che dalla contea di Kildare conducono alla capitale Dublino. Sei colpi di pistola furono sparati da un killer attraverso il finestrino dellauto, mentre Veronica attendeva il verde a un semaforo. La morte della reporter fu istantanea. Il patologo, professor John Harbinson, affermò qualche mese dopo, in tribunale: la morte di Veronica Guerin è stata causata da uno shock e da una emorragia, sopraggiunti come risultato delle lacerazioni ai polmoni e alle arterie. Il freddo e burocratico linguaggio medico poco può fare per celare il grado di efferatezza del delitto. Successive indagini accerteranno come a ordinare lomicidio
di Veronica Guerin sia stato John Gilligan, potente boss criminale
della Dublino sud, che in soli due anni aveva messo in piedi un gigantesco
impero di importazione e smercio di stupefacenti. John Gilligan, arrestato a Londra nellottobre del 1996 ed estradato
in Irlanda quattro anni dopo, sarà prosciolto in merito allomicidio
Guerin per insufficienza di prove (marzo 2001). Tuttavia, la stessa
giuria lo condannerà a 28 anni di carcere per importazione
di stupefacenti: la pena più alta mai comminata per questo
reato nella storia dIrlanda; pena confermata in appello nellagosto
del 2003. Al momento, John Gilligan sta nuovamente ricorrendo in appello
per ottenere una riduzione del periodo di detenzione, nel frattempo
salito a 33 anni a causa di un altro reato commesso in carcere. Lomicidio di Veronica Guerin scatenò unondata
di emozione popolare senza precedenti nella giovane Repubblica irlandese.
Lintera nazione osservò un minuto di silenzio, il primo
luglio 1996, per ricordare la reporter. Negozi, uffici, banche, tribunali,
ospedali, giornali
tutto si fermò. Decine di mazzi di
fiori furono deposti allincrocio teatro dellomicidio,
altre migliaia inondarono i cancelli del Parlamento. Migliaia e migliaia
di comuni cittadini firmarono il Book of Condolences,
il libro delle condoglianze, nella sede della Independent Newspapers,
il gruppo cui faceva capo il domenicale di Veronica. Cinque anni dopo, il 22 giugno 2001, il premier irlandese Bertie
Ahern, insieme a Graham e Cathal Turley, marito e figlio di Veronica,
partecipò alla cerimonia dinaugurazione di un busto della
reporter allinterno del Castello di Dublino. I visitatori che
si recano al Coachhouse Garden, una piccola oasi verde situata proprio
allinterno del Castello, lo troveranno un po defilato,
lontano qualche decina di metri dai gruppi di turisti che soprattutto
destate- scelgono il piccolo parco per rilassarsi sotto i raggi
del pallido sole irlandese. Non avere paura (Be not Afraid). |