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Danilo Dolci: Biografia |
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Sposa Vincenzina, una vedova
povera con cinque figli, e da lei ne avrà altrettanti (tra cui Cielo,
che diventerà più tardi uno dei più noti suonatori italiani di flauto
dolce, Libera, poi insegnante di scuola materna e Amico). Nell’area dei comuni che
si affacciano sul Golfo di Castellammare, vicino a Palermo, nel
corso degli anni ’50 e ’60, svolge un’attiva opera
di intervento sociale per il riscatto delle società locali dalle
condizioni di miseria e l’avvio di un’esperienza di
sviluppo endogeno orientata verso forme di auto-organizzazione.
I principi che informano la sua azione sono sostanzialmente quello
della nonviolenza attiva - digiuni, scioperi alla rovescia,
“pressioni” sociali etc. - e quello educativo,
teso a innalzare il tenore di vita della comunità e a favorire lo
sviluppo della cooperazione e di azioni solidaristiche, attraverso
la ricerca di un dialogo costante con la società locale. Nel 1952, quando fonda il Borgo
di Dio, il banditismo era al tracollo, ma i tassi di violenza che
si registravano nel territorio da lui prescelto per la sua azione,
erano tra i più elevati d’Italia. Un bracciante o un pescatore
guadagnavano 400 lire per una giornata di dodici ore di lavoro,
quando si riusciva a trovarlo. Nel quartiere Spine Sante a Partinico,
su 330 famiglie 319 non avevano acqua in casa, i due terzi delle
case non avevano fognature, il tasso delle malattie mentali era
elevato. Se nel quartiere della Via Madonna il banditismo era apparso
come il rimedio naturale alla impossibilità di trovare delle vie
legali alla sicurezza sociale della popolazione, a Spine Sante non
si registrava neanche questo atteggiamento ribellistico. Qui regnavano
le malattie endemiche e la follia. Emblematica di questa condizione
di diffusa miseria è la sua prima inchiesta sociologica nella zona
di Palermo, ripresa poi in Fare presto (e bene) perché si muore
(La Nuova Italia, Firenze 1954). I suoi metodi di lotta nonviolenta,
contrassegnati da approdi concreti, diventano ben presto famosi:
il 14 ottobre 1952 Danilo inizia il suo primo digiuno sul letto
di un bambino morto per fame; nel novembre 1955 un secondo digiuno
a Spinesante (Partinico), mira a sollevare il problema della diga
sul fiume Jato. Nel corso delle sue ricerche Danilo aveva scoperto
che, per migliorare la situazione agricola ed economica della zona,
era stato fatto un progetto che, da molti anni, giaceva sepolto
in qualche ufficio ministeriale: una diga sul fiume Jato. Essa avrebbe
permesso di creare un bacino per irrigare i campi delle zone vicine,
risolvendo così uno dei più gravi problemi della zona, dato che,
a periodi brevi di forti piogge, che slavavano il terreno, succedevano
periodi lunghissimi di siccità che rendevano, a propria volta, i
terreni quasi improduttivi. Ma la mafia si era coalizzata contro
il progetto, perché temeva potesse rivoluzionare l’assetto
politico-economico della zona, e l’aveva fatto affossare.
Solo col digiuno del 1962, che sarà seguito da una grande manifestazione
popolare, riuscirà a scuotere le autorità che faranno riemergere
il progetto dal fondo dei cassetti e autorizzeranno l'inizio dei
lavori, alla cui realizzazione Danilo collabora, con i fondi del
premio per la pace e di tanti comitati di amici nati in Italia e
all’estero, organizzando, in varie zone, servizi di assistenza
agricola che dovevano aiutare i contadini a passare da una agricoltura
senza acqua ad una che sfruttasse i benefici dell’acqua incanalata.
E' in questa occasione che Danilo ed i suoi collaboratori, hanno
a che fare con la mafia, e Danilo riceve anche qualche minaccia.
In cella, conosce dei banditi
che avevano fatto parte della banda di Giuliano. Da quell'esperienza,
ha origine un altro libro: Banditi a Partinico (1955).
Nel ‘55 pubblica su Nuovi
Argomenti, la rivista diretta da Moravia e Carocci, dei racconti
autobiografici di ragazzi che vivevano negli ambienti degradati
di Palermo, il lavoro preliminare di Inchiesta a Palermo.
Dolci subisce dal Ministero degli Interni, presieduto da Tambroni,
il ritiro del passaporto, con l'assurda motivazione di avere con
le sue opere diffamato l'Italia all'estero, e un processo a porte
chiuse, più che mai immotivato, per pornografia. Troviamo a difenderlo
Carlo Arturo Jemolo, lo storico della Chiesa, e accanto a lui avvocati
di grido, intellettuali, comuni cittadini. Per il libro Inchiesta
a Palermo Dolci otterrà nel ‘58 il premio Viareggio e
lo stesso anno il Premio Lenin per la pace, i proventi del quale
verranno utilizzati nella fondazione del Centro Studi e Iniziative
a Partinico. Il 30 gennaio del 1956 si colloca
il digiuno dei mille" sulla spiaggia di San Cataldo (Trappeto),
seguito il 2 febbraio dello stesso anno dallo sciopero alla rovescia
a Partinico, nel corso del quale Danilo stesso e qualche centinaio
di contadini della zona, avevano occupato una vecchia "trazzera"
(strada vicinale tra i campi) e avevano cominciato ad aggiustarla,
per mettere in evidenza il fatto che i lavori da eseguire da parte
della collettività erano tanti e che i contadini avevano il diritto
a lavorare, diritto riconosciuto loro anche dalla Costituzione Italiana,
all’art. 4. Molti di loro, per sottolineare il carattere di
protesta nonviolenta, avevano fatto anche un digiuno. La loro richiesta
era che lo Stato non si proponesse in Sicilia solo in funzione di
poliziotto, ma piuttosto, col volto di assistente sociale e di aiuto
allo sviluppo. Fu "caricato" dalla polizia, denunciato come individuo
con spiccate capacità a delinquere, messo in galera all'Ucciardone
per due mesi con i sindacalisti che lo avevano appoggiato (Salvatore
Termini, Ignazio Speciale e tanti altri), processato e condannato.
Il processo che verrà intentato contro Danilo e i contadini, per
occupazione abusiva di suolo pubblico, servirà a far conoscere al
mondo il suo lavoro. Ne esce un vero e proprio "Caso Dolci" che
vede numerosi intellettuali italiani e stranieri (Silone, Parri,
Pratolini,Carlo Ho, Sereni, Moravia, Fellini, Cagli, Mauriac, Sartre)
schierati in comitati di solidarietà e mozioni di protesta: si registrano
inoltre le interrogazioni alla Camera di Li Causi, De Martino. La
Malfa. Sono solidali con lui i suoi stessi avvocati (Carandini,
Piero Calamandrei, Fausto Tarsitano ecc.) e altri studiosi di vari
settori, come gli economisti Sylos Labini e Gunnar Myrdal, oppure
il filosofo-pedagogista Aldo Capitini che gli sarà maestro ed amico. In seguito al "Congresso per
la piena occupazione" (1957), cui partecipano Alfred Sauvy, Bruno
Zevi, Giorgio Napolitano, Paolo Sylos Labini, si verifica l'altro
significativo, drammatico digiuno di Danilo e Franco Alasia a Cortile
Cascino (é da ricordare in questa occasione la visita del celebre
giornalista e scrittore Robert Jungk), per denunciare lo stato di
miseria (da lui illustrato anche in Inchiesta a Palermo)
in cui gli abitanti erano costretti a vivere, e per chiedere una
politica della casa più coraggiosa. In seguito a questo digiuno
ed al lavoro fatto in uno dei cortili più famigerati, il già citato
Cortile Cascino, questo verrà risanato. Il piano di interventi trova
intanto nel 1958 il punto di coagulo progettuale e operativo nella
fondazione a Partinico del "Centro Studi e Iniziative". Il Centro
è frequentato da molti suoi amici: Elio Vittorini, Lucio Lombardo
Radice, Ernesto Treccani, Antonio Uccello, Eric Fromm, Johan Galtung,
Emma Castelnuovo, Clotilde Pontecorvo, Paolo Freire, e tanti altri.
L’esperienza del Centro è sicuramente una tra quelle
più rilevanti di sviluppo di comunità (insieme alle esperienze
attivate dal Movimento di Comunità, promosso da Adriano Olivetti)
sviluppatesi in Italia nell’immediato dopoguerra. Alla costruzione
del progetto comunitario e di pianificazione organica fondata sulla
partecipazione e promozione sociale, collaborano attivamente esponenti
di diverse discipline (urbanisti-architetti, sociologi, agronomi,
economisti etc.), tra i quali Ludovico Quaroni, Carlo Doglio, Bruno
Zevi, Edoardo Caracciolo, Giovanni Michelucci, Lamberto Borghi,
Paolo Sylos Labini, Sergio Steve, Giorgio Fuà, Giovanni Haussmann,
Carlo Levi, Georges Friedmann, Alfred Sauvy. Dopo le azioni di lotta per la
diga sul Belice (digiuno a Roccamena del 29 ottobre 1963 e occupazione
nonviolenta della piazza municipale), il 7 marzo dello stesso anno,
Dolci dà vita alla sua espressa opera di denuncia delle connivenze
politico-mafiose offrendo precisi documenti in un Convegno di Studi
organizzato a Roma al Circolo della Stampa da alcune riviste ("Nuovi
argomenti", L'Espresso. Astrolabio. Il Ponte. Cronache Meridionali). Ciò provoca le dimissioni di
Messeri da sottosegretario al Commercio Estero e l'esclusione di
Mattarella dal terzo gabinetto Moro: in cambio il tribunale di Roma
condanna lo scrittore per diffamazione a due anni di prigione su
denuncia di Mattarella, dell'onorevole Calogero Volpe e di numerosi
notabili siciliani indicati nella conferenza stampa come aventi
rapporti con la mafia. Danilo digiuna ancora il 10 gennaio 1966
a Castellammare del Golfo. Qui vengono letti pubblicamente documenti
antimafia, seguiti da discussione. Sono poi del 1967 i duecento
chilometri di marcia "per la Sicilia Occidentale e per un mondo
nuovo": la protesta antimafia davanti al Parlamento a Roma e alla
sede della Commissione antimafia; la "Marcia per la Pace nel Vietnam"
, oltre mille chilometri da Milano a Roma e da Napoli a Roma. Nel ‘68 viene fondato a
Trappeto il Centro di formazione per la Pianificazione Organica
che si mobilita per prestare soccorsi nella zona terremotata dal
Belice e progetta, inviandolo alle autorità, un piano di ricostruzione
e sviluppo della zona disastrata. Il 26 marzo 1970, dopo un giorno
solo di vita, viene distrutta e sequestrata la "Radio libera di
Partinico", fondata su iniziativa del Centro di Dolci per
dar voce ai poveri cristi. Danilo, per conto del giornale
di Palermo, L'Ora, viaggia anche in vari paesi d’Europa e
nell’Est, studiando forme di programmazione e le relative
problematiche scrivendo molti articoli su questo argomento. Gli
articoli saranno pubblicati in volume (Verso un mondo nuovo),
e tradotti in varie lingue all’estero faranno apprezzare Dolci
in molti ambienti progressisti interessati alla pianificazione economica
e urbanistica. Negli anni più recenti, dal 1970,
Dolci appare volto più a fondo sul versante dell'impegno educativo,
che si esprimerà concretamente nel Centro sperimentale di Mirto,
nato nel 1974. Danilo orienta la propria azione sulla costruzione
di un sistema educativo ispirato ai principi dell'attivismo pedagogico,
alternativo a quello tradizionale e in questa direzione prosegue
la propria esperienza di valorizzatore sociale. Nel ‘75 gli viene attribuito
il premio Etna-Taormina per la poesia. Danilo svolge in questi anni
un’intensa attività in seminari a cui partecipano esperti
come Paulo Freire, Johan Galtung, Ernesto Treccani e altri, e lavora
alla elaborazione di un progetto poetico che riunisce tutte le sue
precedenti raccolte, col titolo emblematico di Creatura di creature
progetto che sottopone ad un continuo lavoro di rifinitura formale,
rinnovamento e integrazione concettuale. Continuo é il contatto con il
mondo dei giovani, che lo porta dalle università di Princeton, Standford,
Berkeley, Columbia, Georgetown, Chicago, Hiroshima, Ahmedabad, New
Delhy, alle scuole medie ed elementari del sud e nord Italia. Ma sarà a causa del Centro di
Mirto e della sua attività educativa che Danilo avrà i maggiori
grattacapi. Gli insegnanti della scuola infatti, probabilmente non
pagati regolarmente per la difficoltà di trovare fondi tra i sostenitori
i quali, dopo il primo periodo di grande entusiasmo, vanno progressivamente
diminuendo, si coalizzano e gli intentano causa. La stampa italiana
da' grande pubblicità a questo fatto, e Danilo, di cui ormai non
si parla da molti anni, è presentato al pubblico italiano come sfruttatore
e disonesto. Da allora, solo piccoli gruppi di insegnanti, particolarmente
impegnati, interessati alla sua metodologia, a loro nota tramite
i suoi libri (Dal trasmettere al comunicare, e Variazioni
sul tema Comunicare), l'hanno chiamato a condurre seminari
e incontri di formazione. A peggiorare la fama di Danilo, almeno
per l’opinione pubblica del nostro Paese, è la separazione
con Vincenzina, la madre di cinque suoi figli, e la decisione di
convivere con una giornalista svedese, da cui ha altri due figli,
ma che, dopo qualche anno, lo lascia. In Scandinavia, nel 1981, viene
proposto per il premio Nobel alla pace. Nell'88 lancia un'iniziativa
per la costituzione di un Manifesto sulla comunicazione, cui partecipai.
Avverte i pericoli connessi alla cosiddetta "comunicazione di massa",
ossia al dilagare della televisione e degli altri mass-media che
non generano più un vero contesto comunicativo, ma soltanto trasmissivo,
unilaterale. E' molto preoccupato dall’unilateralità del nuovo
modo di comunicare, che influenza i destini relazionali, impedendo
un rapporto diretto e immediato; ma più che altro ne faceva una
questione di potere: chi controlla la comunicazione globale acquista
un potere enorme, che va messo in discussione e controllato. Al
manifesto sulla comunicazione prendono parte i suoi amici di tutto
il mondo, grandi personaggi della cultura internazionale tra i quali
Galtung, Chomski, Freire, scienziati come Rubbia, Levi Montalcini,
Cavalli Sforza, protagonisti della cultura della solidarietà come
don Ciotti e monsignor Bello in Italia e Ernesto Cardenal in Sudamerica. Nel 91 contribuisce alla fondazione
della Associazione per l’identificazione e lo sviluppo
nonviolento della Calabria. La salute di Danilo comincia
quindi a peggiorare, per problemi di diabete, e infine un arresto
cardiaco ne provoca la morte il 30 dicembre del 1997, a 73 anni.
(dalle biografie di Alberto
L'Abate, Giuseppe Casarrubea, Giuseppe Fontanelli, S. Pennisi) Riconoscimenti Oltre alla candidatura per il
Premio Nobel per la Pace, Dolci ha ricevuto la Medaglia d'oro per
aver tenuto alti gli ideali della Resistenza (1956); il Premio Viareggio
per Inchiesta a Palermo (1958); il Premio Lenin per la Pace (1958);
La laurea honoris causa in Pedagogia dall'Università di Berna (1968);
il Premio Socrate di Stoccolma per "l'attività svolta in favore
della pace, per i contributi di portata mondiale dati nel settore
dell'educazione" (1970); il Premia Prato per la Resistenza per la
poesia di "11 limone lunare" (1970); il Premio sonning dell'Università
di Copenhagen per "il suo contributo alla civilizzazione europea"
(1970); la laurea honoris causa presso l'Università di Bologna nel
1996. percorsi in rete:
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