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L'immigrazione come neo-colonizzazione di regime (Mircea Meti)

 

Quattro milioni di immigrati regolari, e quattro milioni di italiani disoccupati. E' una bomba ad orologeria che scoppierà sotto forma di conflitto razziale, e sarà tanto più cruenta quanto maggiore sarà l'integrazione. Infatti quanto più gli immigrati saranno integrati nei ceti proletari e borghesi, tanto più si acuiranno i meccanismi di invidia e competizione degli italiani sospinti nel sottoproletariato.

L'immigrazione è una nuova forma di colonialismo appoggiata sia dal centro-destra che dal centro-sinistra: cioè dal regime che occupa l'Italia da quasi vent'anni. Il colonialismo tradizionale si esprimeva mediante l'occupazione di interi Paesi per sfruttarne la manodopera e le materia prime. Il neo-colonialismo si esprime con la migrazione, dai Paesi poveri ai Paesi ricchi, di milioni di lavoratori disposti a fare ogni tipo di lavoro ad ogni condizione. Questo tipo di colonialismo testimonia della crisi di sviluppo del capitalismo e della sua incapacità di evolversi dal settore dei beni materiali a quello dei beni immateriali. Il capitalismo neo-coloniale appartiene ai secoli XIX e XX e non è ancora entrato nel XXI. Qui con capitalismo intendiamo sia la classe imprenditorale, sia la burocrazia sia il ceto politico che in Occidente formano da sempre un tutt'uno.

Intorno agli anni novanta, con la nascita di Internet, si è avviato un processo di smaterializzazione della ricchezza e di globalizzazione del mercato. Le imprese del capitalismo tradizionale hanno iniziato ed entrare in crisi, e milioni di giovani hanno cominciato a mettere in discussione la qualità del lavoro. Per esempio rifiutando lavori umili, sporchi, scomodi, notturni. A quel punto, se il capitalismo avesse avuto la capacità e la forza di evolversi, avrebbe potuto: convertirsi da attore locale in attore globale, trasformarsi da operatore materiale a operatore immateriale, modificare il lavoro rifiutato rendendolo accettabile.

Modificare il lavoro rifiutato era compito delle imprese e del complesso politico-burocratico. Le imprese potevano aumentare i salari, migliorare le condizioni di lavoro, aumentare i benefits. La politica poteva avviare politiche attive del lavoro verso le mansioni umili, sporche, scomode o notturne: tramite azioni di orientamento, normative facilitanti, integrazioni salariali, interventi formativi. Nulla di tutto ciò è stato fatto.

Si è invece preferito favorire l'immigrazione biblica di 4-5 milioni di persone (solo in Italia, perchè in Europa sono più di 100 milioni) con i relativi costi umani, sociali ed economici. Le aziende, con l'immigrazione hanno potuto evitare di convertirsi ed hanno avuto manodopera docile e a costi contenuti. Il centro-sinistra ha appoggiato l'immigrazione sregolata ricorrendo ad una retorica pietistica, senza stare troppo a sofisticare sul fatto che gli immigrati venivano a fare lavori che gli italiani rifiutavano. Il centro-destra ha appoggiato l'immigrazione sregolata con la motivazione che gli immigrati sono necessari alle imprese, pagano le tasse e contrastano la denatalità.

Il regime di occupazione dell'Italia a cavallo del millennio rappresenta il capitalismo decrepito, che uscirà dalla crisi con costi sociali pesantissimi e ci lascerà l'eredità di un lungo conflitto razziale.