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Cosa sono e chi ha "inventato"le clausole di salvaguardia
Il meccanismo adottato dall'Italia, un caso unico in Europa, prevede un aumento automatico dell'Iva qualora non vengano trovate le coperture per tenere i conti pubblici in ordine. Ma è diventato sempre più un modo per rimandare decisioni impopolari(fonte)
Chi le ha introdotte
Le primissime clausole di salvaguardia risalgono al 1998, ma in quel caso si trattava di meri strumenti contabili dalle somme irrisorie. Il primo utilizzo consistente si ha, invece, nell’agosto del 2011. Sono gli ultimi mesi del governo Berlusconi IV, lo spread sfiora quota 400 e l’Italia è a rischio default. Come si legge nella nota del Centro Studi Confindustria (d’ora in poi, CSC) “Clausole di salvaguardia alla deriva”, per rassicurare i mercati sulla solvibilità del debito pubblico quel governo fu costretto a varare una doppia manovra correttiva. Così nel decreto 138/2011, che contiene anche un aumento dell’aliquota Iva dal 20 al 21%, viene inserita una clausola di 4 miliardi per il 2012, 16 per il 2013 e 20 per il 2014. Se i primi 4 miliardi non fossero stati reperiti entro il 30 settembre del 2012, sarebbero scattati tagli delle agevolazioni fiscali per una somma equivalente.

Salito pochi mesi dopo a Palazzo Chigi, il premier Mario Monti vara il decreto Salva Italia e conferma il provvedimento su base triennale, sostituendo il taglio delle spese con un aumento dell’Iva. Se lo Stato non fosse riuscito a recuperare questi soldi sarebbe pertanto scattato un aumento dell’aliquota dal 20 al 21% nel 2013 e un ulteriore 0,5% dal 2014. L’intenzione era rassicurare i mercati sul fatto che l’Italia avrebbe avuto i conti in ordine entro quella data. Nel 2012 Monti trova le coperture e sterilizza la clausola di quell’anno. Nel 2013 e nel 2014 ne riduce il gettito per un totale di 6,3 miliardi sui due anni.

Dalla prima alla seconda clausola
A giugno del 2013, il neo-esecutivo di larghe intese guidato da Enrico Letta eredita la clausola berlusconiana a sua volta modificata da Monti. A luglio 2013 l’esecutivo Letta rimanda l’attivazione della clausola rinunciando a circa un miliardo. La clausola si attiva poi ad ottobre, portando l’aliquota Iva intermedia da 21 all’attuale 22%, generando per il 2014 un gettito di 4,2 miliardi a fronte dei 20 previsti dal decreto estivo del 2011: ciò significa che per quell’anno 15,8 miliardi furono coperti soprattutto da tagli e spending review. Questo scatto segna di fatto la fine della storia della prima clausola di salvaguardia.

Infatti ben presto inizia la storia di una nuova clausola, introdotta dallo stesso governo Letta. Nella legge di Stabilità del 2014 ne viene infatti creata una nuova che prevede aumenti di imposte e tagli alle agevolazioni fiscali per generare un gettito aggiuntivo di 3 miliardi per il 2015, 7 per il 2016 fino a un’assestamento a regime di 10 miliardi per il 2017. La clausola viene messa a garanzia di un impegno pubblico al recupero di risorse attraverso una revisione della spesa pubblica. Per questo motivo è detta clausola sulle tax expenditures.

La fine della seconda e l’avvio della terza clausola
Arriviamo così al 2014. Matteo Renzi, neo presidente del Consiglio, eredita la clausola del governo Letta. Ne sterilizza gli effetti per il 2015 con 3 miliardi stanziati totalmente in deficit. Per gli anni 2016 e 2017 la clausola Letta viene di fatto abrogata, coprendo le entrate previste un po’ a deficit e un po’ con l’introduzione di una nuova clausola di salvaguardia, la terza, quella con la quale si sta confrontando anche il governo gialloverde in carica.

Con questa terza e ultima clausola introdotta dalla Legge di Stabilità 2015 gli importi promessi lievitano, diventando 12,8 miliardi nel 2016, 19,2 nel 2017 e 22 a regime nel 2018. A garanzia viene posto un aumento dell’Iva di due punti nel 2016, di un punto percentuale aggiuntivo nel 2017 e di un ulteriore 0,5% nel 2018.

Gli scatti, però, non si verificheranno perché sia lo stesso Renzi sia i successori Paolo Gentiloni e Giuseppe Conte sterilizzano e modificano la clausola più volte. Come riporta il CSC, al momento sono sei le modifiche apportate alla clausola renziana, che per l’anno 2019 è stata sterilizzata dall’esecutivo M5s-Lega totalmente in deficit - ovvero, senza tagli o coperture reali - per un totale di 12,5 miliardi.

NdR > Perchè ogni anno si minaccia l'aumento dell'Iva? Dobbiamo ringraziare Berlusconi, Monti, Letta, Renzi che andrebbero cacciati dalla politica a vita solo per averci dato le maledette clausole di salvaguardia.