Noi non siamo quello che dite. Noi siamo diversi da quelli che
vorreste che fossimo.
Noi siamo quelli che non hanno mai fatto e visto, dalla nascita,
una sola lotta concreta per combattere l'ingiustizia.
E siamo i figli dei quarantenni che a loro volta , nella vita non
hanno mai visto una sola lotta per combattere alcunché.
Noi siamo quelli che vivono di calcio e televisione, di jeans firmati
e villaggi-vacanze.
Noi siamo quelli che non hanno mai provato né la fame né
la paura.
Noi siamo quelli che non hanno mai subìto alcun sopruso,
ma semmai l'hanno accettato in cambio del campionato domenicale,
le risate in tv e qualche canna fumata senza scandali.
Noi non siamo quello che dite. Noi siamo diversi da quelli che vorreste
che fossimo.
Noi siamo quelli che ignorano l'eroismo e partecipano a qualche
corteo solo se non si fa nel weekend.
Noi siamo quelli che si possono infiammare per qualche marocchino,
ma non baratterebbero mai i pranzi della mamma con qualcosa di diverso.
Noi siamo quelli che applaudono ai bombardamenti su Belgrado, e
dicono di odiare gli americani; parlano più inglese che italiano,
e partecipano alle marce per la difesa delle osterìe. Noi
siamo quelli della solidarietà verso tutti, fuorché
verso i familiari, gli amici ed i vicini di casa.
Noi siamo quella che difendono la società multietnica, purché
jugoslavi, senegalesi ed afgani stiano a casa loro.
Noi non siamo quello che dite. Noi siamo diversi da quelli che vorreste
che fossimo.
Noi veniamo da lontano, ma non da dove dite voi.
Eravamo in cantina, alle riunioni marxiste-leniniste (ala di minoranza),
e pochi anni dopo stavamo ai tavoli lustri degli Assessorati e dei
Ministeri.
Eravamo alle marce per le radio libere e contro la tv democristiana,
ma siamo anche gli abbonati fedeli della "mafia" RAI contro
i signori delle emittenti private.
Eravamo tutti alle manifestazioni sportive del sabato fascista ed
abbiamo guardato con sospetto i sette professori universitari che
hanno rifiutato di firmare fedeltà al fascismo, o Toscanini
che si rifiutava di suonare l'inno nazionale alla inaugurazione
della Scala.
Eravamo alle marce antimilitariste, ma siamo orgogliosi oggi che
le nostre sorelle possano guidare i cacciabombardieri.
Eravamo quelli che chiamavano con disprezzo "firmaioli"
i volontari dell'esercito, e oggi siamo quelli che fremono per i
messaggi dei volontari della "pace" alle fidanzate. Poi
nel luglio del 1945 ci siamo svegliati tutti liberali, cattolici
e comunisti.
Noi non siamo quello che dite. Noi siamo diversi da quelli che vorreste
che fossimo.
Eravamo noi quelli che insultavano il collateralismo delle ACLI,
ed eravamo sempre noi quelli che si stupivano se la CGIL si muoveva
fuori dalla linea del Partito.
Noi veniamo da lontano, ma non da dove dite Voi.
Eravamo a guardare in pazza, mentre bruciavano Giordano Bruno.
Eravamo felici al seguito dei capitani conquistadores, che ci hanno
offerto la modernità, anche se a costo di qualche eccidio
di massa.
Eravamo quelli che sostenevano Stalin e Pol Pot e ieri ci siamo
battuti per dare il Comune di Napoli alla Jervolino.
Eravamo noi quelli che marciavano coi Comuni contro le Signorie,
il Papato e l'Impero, ed eravamo ancora gli stessi a chiedere che
i Comuni gradualmente creassero i ghetti per gli ebrei; e sempre
noi abbiamo aiutato la Chiesa a diventare la prima e più
forte multinazionale della Storia.
Eravamo noi i ragazzi di borgata che hanno maciullato Pasolini,
ed ancora noi quelli che sono passati sui cadaveri dei colleghi
di lavoro in cambio di una promozione.
Noi non siamo quello che dite. Noi siamo diversi da quelli che vorreste
che fossimo.
Siamo sempre noi quelli che dietro gli sportelli delle poste trattano
come insetti i cittadini in coda; i notai, i contabili, i burocrati
che parassitano il mondo; gli impiegati comunali che passano il
tempo a fare la schedina; gli insegnanti che mettono gli allievi
sotto lo zerbino; gli infermieri che staccano i campanelli dei malati
per non essere seccati; gli operatori della case di riposo che trattano
gli anziani come cose; gli assistenti dei disabili e dei malati
di mente che li trattano peggio delle piante.
Noi siamo quelli che per decenni hanno accusato la politica delle
elemosine al Terzo Mondo, e siamo quelli che da 30 anni plaudono
alle elemosine a pioggia del Welfare State.
Noi siamo i nordici che rifiutavano le camere ai terroni negli anni
Cinquanta e Sessanta; e siamo sempre noi, nordisti e sudisti, che
oggi guardiamo con fastidio le pelli nere e gialle che ci invadono
il territorio. Siamo sempre noi, da secoli: non fingete di non saperlo.
Noi non siamo quello che dite. Noi siamo diversi da quelli che vorreste
che fossimo.
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