Il rapporto della Guardia
di Finanza: già scoperti 3.300 casi
C'è chi timbra il cartellino ed esce subito
dopo, chi sbriga in ufficio le pratiche dei suoi clienti privati.
Addirittura chi accetta consulenze su progetti che poi dovrà
valutare per conto dell'Amministrazione. Sono i dipendenti pubblici
che svolgono il doppio lavoro senza aver ottenuto l'autorizzazione.
E in questo modo causano un grave danno all'erario. Sono i numeri
a dimostrarlo. Negli ultimi tre anni sono circa 3.300 gli impiegati
e i funzionari, anche di livello alto, scoperti dalla Guardia di Finanza
e dagli ispettori della Funzione pubblica a svolgere attività
esterne. Hanno guadagnato illecitamente oltre 20 milioni di euro,
causando un danno alle casse dello Stato che sfiora i 55 milioni di
euro. Il settore degli sprechi nella spesa pubblica si conferma, dunque,
quello dove maggiormente bisogna intensificare controlli e verifiche
per recuperare denaro e soprattutto evitare ulteriori perdite. La
dimostrazione è nella relazione annuale delle Fiamme gialle
sul fenomeno dei «doppi stipendi» che evidenzia i dati
relativi al periodo che va dal 2009 al 2011 e soprattutto fa emergere
i casi più eclatanti. E nella quale viene sottolineata «l'importanza
di intervenire nel settore degli sprechi della spesa pubblica che
da un punto di vista ragionieristico pesa quanto e forse più
di quello delle entrate fiscali. Un'importanza che oggi traspare in
maniera ancor più evidente in ragione del perdurante momento
di crisi e degli impegni politici assunti dall'Italia nei confronti
della comunità internazionale, i quali impongono che le risorse
disponibili siano spese sino all'ultimo euro per sostenere l'economia
e le classi più deboli, eliminando sprechi, inefficienze e
- nei casi più gravi - distrazioni di fondi pubblici che rappresentano
un ostacolo alla crescita del Paese».
I progetti di geometri e ingegneri
La legge che disciplina «le incompatibilità, il cumulo
degli impieghi e gli incarichi» consente ai dipendenti pubblici
di eseguire attività professionali al di fuori dell'orario
di lavoro, «purché lo svolgimento del lavoro venga preventivamente
portato a conoscenza della Pubblica amministrazione di appartenenza
ai fini della valutazione della sussistenza di situazioni di incompatibilità
o di conflitto d'interesse con la stessa». Ed è proprio
questo il nodo che ha evidentemente impedito a queste migliaia di
persone di chiedere l'autorizzazione. Nel dossier gli analisti della
Finanza sottolineano come «non sia possibile stereotipare il
profilo del dipendente pubblico che viola queste norme, perché
si va dai lavoratori con bassa qualifica fino a dirigenti con posizioni
apicali», ma chiariscono che «i doppi lavori esercitati
sono dei più eterogenei, spaziando dai lavori più umili
alle alte consulenze professionali e tecniche prestate in cambio di
laute retribuzioni. In sostanza si va da chi tenta di arrotondare
magri stipendi a chi invece con il doppio lavoro incrementa redditi
già invidiabili». Tra le denunce del 2011 spicca quella
di un geometra in servizio in un'amministrazione provinciale che ha
percepito consulenze per 885 mila euro senza aver mai chiesto alcun
nulla osta. Ma la circostanza più grave è che i pareri
riguardavano nella maggior parte dei casi le pratiche che doveva poi
esaminare nello svolgimento del proprio incarico presso l'Ente locale.
Poco meno ha guadagnato un ingegnere che è riuscito a ottenere
compensi extra per poco più di 514 mila euro grazie al rapporto
che aveva con alcuni studi specializzati.
L'esperto di Fisco dell'Agenzia
Sembra incredibile, ma persino alcuni dirigenti dell'Agenzia delle
entrate hanno accettato di svolgere mansioni per cittadini e società
private in materia fiscale. Il record spetta a un alto funzionario
che senza chiedere alcuna autorizzazione ha svolto incarichi per 850
mila euro. Introiti di tutto rispetto anche per un professore universitario
che oltre alle lezioni presso l'ateneo, ha percepito 266 mila euro
di compensi aggiuntivi. Nel suo caso - come spesso accade - è
stato l'organo di vigilanza interno ad attivare l'Ispettorato, ma
molto più spesso i controlli vengono effettuati su segnalazioni
di cittadini - talvolta colleghi di chi risulta al lavoro e invece
non si presenta - oppure grazie a indagini autonome attivate dalla
Guardia di Finanza. Nel 2009 le Fiamme gialle hanno effettuato 738
interventi. Risultato: «Sono stati 738 soggetti verbalizzati,
15 milioni e mezzo di euro le sanzioni contestate a fronte di 1 milione
e 161 mila euro di compensi percepiti senza autorizzazione».
L'anno del boom è stato certamente il 2010, quando l'allora
ministro Renato Brunetta chiese un'intensificazione delle verifiche
proprio in questo settore. Il dato registra «983 interventi
effettuati, 1.324 denunce e ben 28 milioni 296 mila euro in sanzioni,
a fronte di introiti illegittimi che superano i 13 milioni di euro».
Buoni risultati anche nei primi 10 mesi di quest'anno (il dato contenuto
nella relazione arriva fino agli inizi di novembre). Pur essendo calato
il numero dei controlli a 722, le persone scoperte sono state 1.029
e 10 milioni e mezzo di euro l'ammontare complessivo delle contestazioni
a fronte di cinque milioni e mezzo di euro guadagnati dai dipendenti
pubblici senza autorizzazione».
Il record di 62 consulenze
È proprio nella relazione pubblicata a fine ottobre scorso
dagli ispettori del ministero allora guidato da Brunetta che viene
citato il caso di «dodici tra funzionari e dirigenti in rapporto
di lavoro con Aziende sanitarie che hanno ricevuto compensi superiori
a 100 mila euro ciascuno» per attività extra. Ma il vero
record l'ha raggiunto un dipendente statale citato in giudizio dalla
magistratura contabile. Si legge nella relazione della Funzione pubblica:
«Anche il procuratore capo della Corte dei conti della Regione
Lazio ha citato durante l'inaugurazione dell'anno giudiziario 2011
la "vicenda paradossale" di un dipendente sottoposto a giudizio
per un'ipotesi di danno erariale di 2 milioni e mezzo di euro. Il
dipendente è risultato titolare contemporaneamente di più
rapporti di pubblico impiego, espletando altresì in un arco
temporale di qualche anno ben 62 incarichi e consulenze professionali,
figurando come avvocato e fatturando con la partita Iva della quale
era titolare in quanto intestatario - tra l'altro - di un'attività
commerciale di ristorazione».
La direttiva d'intervento del comandante generale della Guardia di
Finanza per il prossimo anno impone che l'attività dei vari
reparti debba essere intensificata - oltre che nella lotta all'evasione
fiscale - proprio sugli sprechi della spesa pubblica, così
come del resto è stato più volte sollecitato dal governo.
E quello dei doppi stipendi è certamente uno dei settori in
cima alle liste di priorità per incrementare i «fondi
di produttività» dei dipendenti pubblici (che servono
tra l'altro a pagare gli straordinari); la legge prevede infatti che
vengano incamerate non soltanto le somme ingiustamente percepite dai
lavoratori, ma anche «gli introiti delle sanzioni comminate
ai soggetti committenti, per lo più privati, che si avvalgono
irregolarmente delle prestazioni dei pubblici dipendenti».
Fiorenza Sarzanini
fsarzanini@corriere.it 27 dicembre 2011
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Rimborsi non dovuti,
assegni e pensioni di parenti deceduti
Quello delle truffe all'Inps è certamente il
settore che genera maggiore allarme visto che l'ammontare del deficit
continua ad aumentare, nonostante l'intensificazione dei controlli.
Perché è vero che il lavoro «nero» rappresenta
una vera e propria piaga, ma anche gli illeciti compiuti grazie a
false certificazioni o alla complicità di dipendenti dell'istituto
di previdenza - soprattutto nelle sedi periferiche - provocano una
vera e propria emorragia di fondi pubblici. In attesa dei dati consolidati
per il 2011, sono le segnalazioni di infrazione già trasmesse
al comando generale della Guardia di Finanza a dimostrare quale sia
il livello degli illeciti compiuti. C'è chi ritira la pensione
del parente morto e chi continua a percepire l'indennità di
accompagnamento nonostante sia ricoverato in una struttura di lungodegenza
a totale carico dello Stato. C'è chi ha ottenuto il rimborso
per la sospensione della propria attività dopo il terremoto
in Abruzzo e ci sono le migliaia e migliaia di falsi braccianti che
causano ogni anno una perdita milionaria all'Erario.
I falsi braccianti agricoli
Il fenomeno è molto più esteso di quanto si creda: nel
2011 la Guardia di Finanza ha scoperto complessivamente più
di 6.500 falsi braccianti agricoli che hanno provocato un danno alle
casse dell'Inps di oltre 42 milioni di euro. L'indagine più
capillare è stata certamente quella condotta dalla tenenza
di Capo d'Orlando, in Sicilia, che ha esaminato circa 33.000 istanze
di disoccupazione. I risultati sono stati sorprendenti. È stato
infatti accertato come «1.759 individui avevano ottenuto circa
7,5 milioni di euro dalle casse dell'Inps, in quanto - pur essendo
in realtà titolari di partita Iva e svolgendo attività
professionali, commerciali o imprenditoriali - avevano presentato
all'Istituto false autocertificazioni in cui dichiaravano di versare
nella condizione di "disoccupato". Tutti i soggetti, che
hanno percepito assegni che variavano tra i 1.500 e i 9.000 euro annui,
sono stati denunciati all'autorità giudiziaria per falso e
truffa ai danni dello Stato». Gli stessi reati sono stati naturalmente
contestati ai datori di lavoro che, «al fine di dimostrare l'esistenza
del rapporto facevano spesso ricorso a transazioni commerciali coperte
da fatture false, utili da una parte a giustificare l'operatività
di quei braccianti e, dall'altra, ad abbattere il reddito delle imprese».
E questo ha fatto anche individuare «69 evasori totali e redditi
non denunciati per circa 30 milioni di euro».
Ricoveri, lungodegenze e indennità d'accompagnamento
Chi percepisce l'indennità di accompagnamento deve segnalare
un eventuale ricovero in lungodegenza se si tratta di una prestazione
erogata dal servizio sanitario nazionale. Una procedura che non sempre
viene rispettata, come è stato scoperto dal nucleo di polizia
tributaria di Lecce che ha effettuato 1.467 controlli sui «soggetti
ricoverati in strutture sanitarie in regime di lungodegenza con retta
a totale carico dell'Asl o di altre pubbliche amministrazioni, che
risultavano essere anche percettori dell'"indennità di
accompagnamento"». Alla fine delle verifiche sono state
denunciate 443 persone per aver percepito complessivamente oltre 3
milioni e 800 mila euro di indennità non dovute. In particolare
«26 persone hanno riscosso l'indennità di accompagnamento
in un periodo durante il quale, di fatto, risultavano ricoverate in
strutture di lungodegenza o riabilitative con pagamento della retta
di ricovero a totale carico dello Stato. Gli stessi soggetti, attraverso
la dissimulazione di circostanze esistenti hanno indotto in errore
l'Inps che ha provveduto a erogare loro trattamenti economici complessivamente
pari a 270.823 euro. Gli altri 417 soggetti hanno riscosso l'indennità
di accompagnamento in un periodo durante il quale erano anch'essi
ricoverati in strutture di lungodegenza o riabilitative con pagamento
della retta di ricovero a totale carico dello stato. A differenza
dei primi, hanno omesso di comunicare all'Inps le informazioni dovute
- in particolate l'avvenuto ricovero con pagamento della retta a totale
carico dello Stato - e hanno indotto in errore il medesimo Istituto
di previdenza che, pertanto, ha provveduto a erogare loro trattamenti
economici complessivamente pari a 3.550.892».
Conservare i benefici dei familiari già morti
La più determinata è una donna di Palermo che è
riuscita a percepire la pensione della madre morta dieci anni prima.
Ma sono decine e decine i casi scoperti dai finanzieri di Palermo
di persone che grazie a un'autocertificazione con dati fasulli sono
riusciti a riscuotere per lungo tempo la pensione del familiare morto.
Le verifiche sono state effettuate ricostruendo i flussi finanziari
transitati su centinaia di conti correnti postali e bancari per individuare
il reale beneficiario e hanno consentito di scoprire che numerosi
soggetti, proprio per sviare eventuali indagini, avevano fittiziamente
spostato la residenza in altri Comuni del territorio nazionale o addirittura
all'estero. Alla fine degli accertamenti sono state denunciate 441
persone con un danno erariale che supera gli 800 mila euro. «Il
sistema di frode - è scritto nella segnalazione - ha consentito
agli indagati di percepire le somme di danaro, con riscossione direttamente
allo sportello, attraverso la redazione e sottoscrizione di una dichiarazione
con cui si attestava falsamente l'esistenza in vita del titolare della
pensione. In altri casi, invece, la morte del titolare della pensione
veniva completamente taciuta e, quindi, mensilmente, continuava ad
avvenire l'accredito diretto su conti correnti postali o bancari».
Contributi e sciacalli del sisma del 2009
Tra le agevolazioni concesse alle vittime del terremoto in Abruzzo
del 2009 c'era anche l'indennità per chi era stato costretto
a sospendere la propria attività. Ed è proprio per verificare
il rispetto delle procedure che la Finanza ha avviato controlli su
tutti coloro che ne avevano fatto richiesta. Si tratta di professionisti,
lavoratori autonomi, artigiani e piccoli imprenditori, coltivatori
diretti e commercianti, che avevano presentato l'istanza allegando
«autocertificazioni attestanti danni a immobili, impianti e
macchinari o altri impedimenti». Ma per 56 di loro quella documentazione
si è rivelata falsa: gli investigatori hanno accertato che
- nonostante avessero percepito indennità per 300 mila euro
- avevano continuato a svolgere regolarmente il proprio lavoro».
Sciacallaggio come quello compiuto da sei persone, denunciate nel
corso della stessa operazione, che hanno ottenuto i 600 euro mensili
previsti per chi non aveva più l'abitazione agibile con un
danno complessivo già quantificato in 50 mila euro.
F.Sar.27 dicembre 2011
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