Il belga Libertad (Joseph
Albert), partigiano degli individualisti,
fondò in Francia il
settimanale lAnarchie
dal quale è tratto lappello che qui pubblichiamo (un altro, coevo,
è Bétail electoral) scritto
nel corso della campagna elettorale per le elezioni legislative del 1906.
Ciò sembrò a Sebastien Faure unintromissione in faccende dalle quali
gli anarchici dovessero tenersi lontani.
Albert Libertad
1° marzo. Sei tu il criminale, popolo, perché tu
sei il sovrano. Sei, davvero, il criminale inconsapevole ed ingenuo. Voti
e non vedi che sei la tua stessa vittima.
Ma come, non hai ancora sperimentato a sufficienza che i deputati,
nel promettere di difenderti, come tutti
i governi del mondo presente e passato, sono bugiardi ed impotenti
?
Lo sai e te ne lamenti ! Lo sai e li eleggi ! I governanti,
quali che siano, hanno lavorato, lavorano e lavoreranno per i propri interessi,
per quelli delle loro caste e delle loro cricche.
Dov'è mai stato e come potrebbe essere diversamente ? I governati
sono dei subalterni e degli sfruttati: ne conosci che non lo siano ?
Finché non avrai capito che sta a te soltanto di produrre
e vivere a modo tuo, finché sopporterai -per timore- e designerai tu stesso
-per credulità verso un'autorità necessaria- dei capi e dirigenti, sappi
anche questo, i tuoi delegati e signori vivranno della tua fatica e grullaggine.
Ti lamenti di tutto ! Ma non sei tu stesso l'autore delle piaghe che ti
divorano ?
Ti lamenti della polizia, dell'esercito, della giustizia,
delle caserme, delle prigioni, dei burocrati, delle leggi, dei ministri,
del governo, dei finanzieri, degli speculatori, dei funzionari, dei capoccia,
dei preti, dei padroni, dei salari, degli scioperi, del Parlamento, delle
imposte, dei gabellotti, dei redditieri, del carovita, di fitti e pigioni,
delle tante ore in fabbrica e officina, dello scarso mangiare, delle troppe
privazioni e dell'infinita massa di iniquità sociali.
Ti lamenti, ma vuoi il mantenimento del sistema in cui vegeti.
Talvolta ti ribelli, ma poi sempre ricominci. Sei tu a produrre tutto,
a lavorare e a seminare, a forgiare e tessere, a fondere e a trasformare,
a costruire e fabbricare, ad alimentare e fecondare !
Perché allora non consumi seguendo l'appetito ? Perché sei
tu quello malvestito, denutrito, malamente riparato ? Sì, perché sei il
senza-pane, il senza-scarpe, il senza-casa ? Perché non sei il tuo padrone
? Perché ti pieghi, obbedisci, servi ? Perché sei l'inferiore, l'umiliato,
l'offeso, il servo, lo schiavo ?
Trasformi tutto e non possiedi niente ? Tutto proviene da
te e non sei niente ?
Mi sbaglio. Sei l'elettore, il votaiolo, quello che accetta
lo stato presente; colui che, con la scheda di voto, sancisce tutte le
proprie miserie; quello che, votando, consacra tutte le sue servitù.
Sei il valletto volontario, il domestico cortese, il lacchè,
il cameriere, il cane che lecca la frusta, che striscia sotto il polso
del padrone. Sei la guardia, il carceriere e lo spione. Sei il bravo soldato,
il portinaio modello, l'inquilino benevolo. Sei il fedele impiegato, il
servitore devoto, il contadino sobrio, l'operaio rassegnato della tua
stessa schiavitù. Sei il carnefice di te stesso. Di che ti lamenti
?
Sei un pericolo
per noi, uomini liberi, per noi, anarchici. Sei pericoloso al pari dei
tiranni, dei padroni che ti scegli, che nomini, che sostieni, che nutri,
che proteggi con le baionette, che difendi con la forza di un bruto, che
esalti con l'ignoranza, che legalizzi con le schede elettorali-
e che ci imponi con la tua imbecillità.
Tu stesso sei il sovrano che viene adulato ed ingannato. I discorsi t'incensano.
I manifesti ti adescano; ti piacciono le asinerie e le cortigianerie:
ritieniti soddisfatto in attesa d'essere fucilato in paesi stranieri o
in colonie, all'ombra della bandiera.
Se lingue interessate leccano il tuo sterco regale, o sovrano ! Se candidati
affamati di comandi e farciti di piattezze lisciano schiena e didietro
della tua autocrazia di carta; se ti ubriachi con l'incenso e le promesse
che ti rovesciano addosso quelli che ti hanno sempre tradito, ti ingannano
e ti venderanno domani: questo è perché gli somigli. Non vali più dell'orda
dei tuoi famelici adulatori. Il fatto è che non essendoti potuto innalzare
alla coscienza della tua individualità ed indipendenza, sei incapace di
affrancarti da solo. Non vuoi, dunque non puoi essere libero.
Su! va pure a votare. Abbi fiducia nei tuoi mandatari, credi nei tuoi
eletti. Ma smetti di lagnarti. I gioghi che sopporti, sei tu stesso ad
importeli. I crimini di cui soffri, sei tu a commetterli. Tu sei il padrone,
tu il criminale e, ironia, tu lo schiavo, tu la vittima.
Noi altri, stanchi dell'oppressione dei signori che ci imponi,
stanchi di sopportarne l'arroganza, stanchi di tollerare la tua passività,
ti chiamiamo a riflettere ed agire.
Andiamo! una buona mossa: smetti l'abito stretto della legislazione,
strofinati bene il corpo per sterminare parassiti e insetti che ti divorano.
Solo allora potrai vivere pienamente.
Il criminale, è l'elettore!