•Il fine da perseguire è la felicità dell’uomo
congiunta al suo pieno sviluppo intellettuale e morale. Questo fine
può raggiungersi con il decentramento. Il sistema dell’accentramento
è incompatibile con una struttura non-violenta della società.
•L’economia che ignora o trascura i valori morali è
fallace. L’estensione della legge della non-violenza alla sfera
dell’economia significa null’altro che l’introduzione
dei valori morali nelle regole del commercio internazionale.
•L’eguaglianza economica è la chiave di volta dell’indipendenza
non-violenta.
•L’uomo ha costantemente progredito verso la non-violenza.
I nostri più remoti antenati erano cannibali. Poi sopraggiunge
un’epoca in cui ne ebbero abbastanza di cannibalismo e cominciarono
a vivere di caccia. In seguito venne il momento in cui l’uomo
si vergognò di fare la vita del cacciatore errabondo. Perciò
si dedicò all’agricoltura e si affidò soprattutto
alla madre terra per averne cibo. Così, da nomade che era,
si fissò in una vita stabile e incivilita, fondò villaggi
e città, e da membro di una famiglia diventò membro
di una comunità e di una nazione. Tutti questi sono indizi
del progredire della non-violenza e del regredire della violenza.
•La non-violenza è il culmine del coraggio.
•La non-violenza è la forza più grande di cui l’umanità
dispone. La sua potenza supera quella della più potente arma
di distruzione che l’ingegno umano possa inventare.
•La non-violenza è la legge della nostra specie, come
la violenza è la legge dei bruti. Lo spirito resta dormiente
nel bruto, ed egli non conosce altra legge che quella della forza
fisica. La dignità dell’uomo esige ubbidienza a una legge
più alta, alla forza dello spirito.
•La non-violenza e la viltà vanno male insieme. Posso
immaginare un uomo completamente armato che in fondo sia un vile.
Il possesso di armi sottintende un elemento di paura, se non di viltà.
Ma la vera non-violenza è impossibile, se non si possiede autentico
coraggio.
•La non-violenza non è una virtù monacale destinata
a procurare la pace interiore e la salvezza eterna, ma una regola
di condotta necessaria alla società, per chi vuol vivere nel
rispetto della dignità umana e progredire verso il raggiungimento
della pace a cui l’umanità da sempre aspira.
•La non-violenza per me non è un semplice principio filosofico.
È la regola e il respiro della mia vita… Non è
questione di intelletto, ma di cuore.
•La somma dell’esperienza dei saggi del mondo è a
nostra disposizione e lo sarà per tutto il tempo a venire.
Non vi sono molte verità fondamentali, ma una solva verità
fondamentale, che è la Verità stessa, conosciuta altrimenti
come Non-violenza.
•Le grandi nazioni dovrebbero cessare di credere nella competizione
che uccide l’anima e rinunciare a desiderare la moltiplicazione
dei bisogni e, quindi, l’accrescimento dei beni materiali. Oso
affermare che la dottrina della non-violenza resta valida anche tra
stati e stati.
•Per quanto possa condividere e ammirare una degna causa, mi
oppongo irriducibilmente a qualunque metodo violento, seppure al servizio
della più nobile delle cause.
•Se per forza s’intende la forza morale, allora la donna
è infinitamente superiore all’uomo. Non ha maggiore intuizione,
maggiore abnegazione, maggior forza di sopportazione, maggior coraggio?
Senza di lui l’uomo non potrebbe essere. Se la non-violenza è
la legge della nostra esistenza, il futuro è con la donna.
Chi può fare appello al cuore più efficacemente della
donna?
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