AFORISMI di MONTAIGNE
  1. «Il mondo non ritiene utile nulla che non sia faticoso: la felicità gli è sospetta»
  2. «Bisogna avere una rara sensibilità per gustare i beni della fortuna. È il gustarli, non il possederli, che ci rende felici»
  3. «Quelli che abitualmente finiamo per considerare amici e amicizie in effetti sono soltanto conoscenze e buoni rapporti annodati per qualche circostanza o beneficio: sono questi che hanno collegato anime diverse. Nella vera amicizia, quella che intendo io, le anime si mescolano, si intrecciano, si confondono l'una con l'altra in un legame così stretto da annullare e far dimenticare la connessione che le ha unite. Se qualcuno volesse farmi dire perchè volevo bene a un amico, sento che potrei solo rispondere: perchè era lui, perchè ero io»
  4. «Chi sottrarrà alle Muse le fantasie amorose, toglierà loro tanta dolcezza e il tema più nobile della loro opera; e chi sottrarrà all'amore la comunicazione e i servigi della poesia l'indebolirà delle sue armi migliori»
  5. «I mali dell'anima, consolidandosi, tendono ad occultarsi: più si è malati e meno li si avverte. Ecco perchè occorre portarli spesso alla luce e, con mano impietosa, metterli a nudo e sradicarli dal nostro petto»
  6. «Noi pronunciamo senza problemi termini come uccidere, rubare, tradire, e del coito non oseremmo parlare che con un filo di voce. Vuol dire allora che meno ne parliamo e più abbiamo diritto di ingigantirlo nel pensiero?»
  7. «Noi teniamo in conto le idee e le conoscenze altrui, e là ci fermiamo. Occorre invece farle nostre e svilupparle»
  8. «Non vi è desiderio più naturale di quello della conoscenza. Battiamo tutte le strade che possono darcela. Quando la ragione ci viene meno lasciamoci assistere dall'esperienza.. che pure è un mezzo meno sicuro e meno nobile. Ma la verità è un valore così alto che non dobbiamo respingere qualsiasi aiuto che vi ci possa condurre»
  9. «Chi non blocca la partenza delle passioni non sarà poi in grado di fermarne la corsa»
  10. «Le leggi della coscienza, che noi pensiamo traggano origine dalla natura, nascono, in effetti, dalla consuetudine: ogni uomo, onorando nel suo intimo le opinioni e i costumi sanzionati e recepiti nel proprio ambiente, non riesce a disfarsene senza rimorsi, nè adeguarvisi senza compiacimento»
  11. «Seppure sul più prestigioso trono del mondo, siamo comunque sempre seduti sul nostro culo»
  12. «Le cose che conosciamo meno si adattano più delle altre ad essere deificate. Perciò aver creato degli dei a nostra somiglianza [..] è veramente il prodotto di un'eccezionale ubriacatura dell'intelletto umano»
  13. «L'eloquenza fa offesa alla realtà quando se ne allontana per attrarci troppo a sè»
  14. «Chiunque ricerca qualcosa, finisce per arrivare a questo punto: o dice che l'ha trovata, o che non si può trovare, o che ne è ancora in cerca. Tutta la filosofia è divisa in questi tre filoni»
  15. «I francesi assomigliano a delle scimmie che si arrampicano su un albero, di ramo in ramo, e continuano a salire fino adarrivare al punto più alto, e quando lo hanno raggiunto mostrano il culo»
  16. «Non è espressione di mente equilibrata giudicare soltanto dalle azioni esteriori. Bisogna scavare fin nell'interno e capire da quali molle provenga lo slancio per il nostro agire: ma, essendo questa un'impresa piuttosto difficile e rischiosa, vorrei, per quel che mi riguarda, che meno gente possibile se ne impicciasse»
  17. «Bisogna analizzare il proprio vizio e studiarlo per poterne parlare. [..] Perchè nessuno confessa i propri vizi? Perchè ne è ancora posseduto. <Occorre essere svegli per raccontare i propri sogni> (Seneca, Epistole)»
  18. «Nei primi tempi in cui la religione cattolica prese ad acquistare autorità con le leggi, molti, armati di sacro zelo, si scagliarono contro ogni specie di libri pagani della cui distruzione i letterati hanno sofferto grave danno. La mia opinione è che questa assurda campagna abbia recato alle lettere un danno maggiore di tutti gli incendi dei barbari»
  19. «Le memorie eccellenti si uniscono volentieri agli intelletti deboli»
  20. «Il rovescio della verità ha centomila facce e un campo indefinito»
  21. «La meditazione sulla morte è meditazione sulla libertà. Chi ha appreso a morire ha disimparato a servire. Il saper morire ci libera da ogni sudditanza e costrizione»
  22. «Io considero tutti gli uomini miei compatrioti e abbraccio un polacco come un francese posponendo questo legame nazionale all'universalità e alla comunione degli esseri umani»
  23. «I nostri occhi non riescono a vedere nulla dietro di noi. Cento volte al giorno ci burliamo di noi stessi, burlandoci del nostro vicino»
  24. «Sapere a memoria non è sapere: è solo conservare quel che si è depositato nella cassaforte della propria memoria. Si dispone direttamente solo di quello che si sa, senza troppa attenzione al modello, senza stare sempre a guardare il libro. Fastidiosa scienza, una scienza puramente libresca!»
  25. «Secondo Platone, chi ha la fortuna di uscire con le brache immacolate dal maneggio del mondo realizza un vero miracolo... Chi si vanta in un tempo malato come il nostro di mettere al servizio della società una virtù schietta e sincera, o non sa di cosa parla, daato che le opinioni si corrompono insieme con i costumi.. o, se lo sa, si vanta a torto e, checchè se ne dica, compirà in effetti mille atti in contrasto con la propria coscienza»
  26. «Finiamo per pregare per consuetudine e per abitudine, o, per meglio dire, leggiamo o pronunciamo le nostre preghiere. Insomma, è soltanto apparenza»
  27. «Invece di cercare di conoscere gli altri, ci si affanna a mettere in mostra sè stessi, e si è sempre più attenti a vendere la propria merce che ad acquistarne di nuova. Il silenzio, la riservatezza, sono invece qualità assai pregevoli nella vita sociale. Bisognerà abituare il fanciullo ad essere discreto e a usare con parsimonia il suo sapere quando l'avrà acquisito, a non scandalizzarsi per le sciocchezze e le fandonie che verranno dette in sua presenza, perchè è incivile importunità avversare tutto quello che non è di nostro gradimento»
  28. «La presunzione è la nostra malattia naturale e originaria. La più infelice e fragile di tutte le creature è l'uomo: ma al tempo stesso è la creatura più presuntuosa. Si sente e si vede collocata in mezzo al fango e allo sterco del mondo.. e con l'immaginazione pensa di porsi al di sopra del cerchio della luna e di mettersi il cielo sotto i piedi»
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