Pasta reale
Ingriedenti:
Per la pasta:
- 300 g di mandorle sgusciate
- 315 g di zucchero
- 1 pizzico di cannella in polvere
- 2 dita di bicchiere di acqua
per decorare:
- ostie e confettini d’argento
per la ghiaccia:
- 500 g di zucchero
- 1 pizzico di bicarbonato di sodio
- 200 g di acqua
Bollire un po’ d’acqua in una casseruola. Gettarvi
le mandorle e lasciarle a bagno per 5 minuti fuori dal fuoco.
Sbucciarle, asciugarle bene, passarle tre volte al tritacarne
e una volta al passalegumi, spruzzandole con un po’ d’acqua
perché non rilascino olio.
Mettere al fuoco lo zucchero e l’acqua in una casseruola
e, sempre mescolando – ma non girando in tondo –
farlo cuocere per pochi minuti, fino a quando, prendendolo tra
pollice e indice, si forma un filetto fragile, che si rompe
subito.
A questo punto unire mandorle e cannella, girando continuamente,
e tenere l’impasto per dieci minuti su fuoco bassissimo,
poi lasciarlo raffreddare mescolando spesso, infine spalmarlo
sulle ostie all’altezza di un centimetro abbondante in
pezzi di forma romboidale, rotonda o a forma di frutta. Lasciare
asciugare per ventiquattro ore.
Preparare la ghiaccia mettendo in una casseruola zucchero, acqua
e bicarbonato, facendo sciogliere a fuoco basso fino a ottenere
uno sciroppo consistente che non deve prendere colore. Incamiciare
ogni pezzo con la ghiaccia bianca, e porre al centro un confettino
argentato oppure colorato, quindi lasciare asciugare.
I folarielli
Antichissima preparazione sorrentina, quella dei folarielli
(che nel nome richiamano le foglie), che richiede una lunga
e complessa preparazione, simile quasi a una cerimonia. Ha inizio
addirittura nel periodo della vendemmia, continua verso la metà
di novembre e si conclude il giorno di Natale. Nello stesso
periodo dell’anno, altro prodotto tipico è l’uva
della regina, un po’ vuota al centro, quella che a Sorrento
si chiama uva «pane».
Ingredienti
2 l di mosto, 500 g di zucchero, 1 kg di uva della regina, sale
q.b., 1 bicchiere di vino bianco, 3 mandarini, 3 limoni, 1 bicchierino
di anice, 1 bicchierino di cognac, alcune foglie di fico, alcune
foglie di limone
Conservare 2 l di mosto e farlo cuocere con 500 g di zucchero
per circa tre ore, fino a quando il volume non si riduce della
metà; messo in bottiglia, in cantina, servirà per
la preparazione dei folarielli.
Far bollire acqua abbondante e un pugnetto di sale e, quando
bolle, immergete l’uva per due o tre volte, per pochi
secondi. Appoggiare l’uva in una cassetta e esporla al
calore del sole per una settimana.
Sistemare l’uva su una teglia, passarla in un forno moderatamente
caldo, per mezz’ora, poi lavarla nel vino bianco e quindi
infornarla ancora per dieci minuti.
L’uva passa è così pronta per essere conservata
in piatti coperti da un tovagliolo o da carta pergamena.
A metà novembre, quando i mandarini sono ancora un po’
verdognoli si continua il rito della preparazione.
Nel mosto si pongano a macerare per due giorni i chicchi d’uva
passa, con le scorze di mandarini e di limoni tagliuzzate molto
finemente, un bicchierino di anice e uno di cognac.
Procurarsi le foglie di fichi «del vescovo», con lo
stelo. Ogni foglia va piegata per ottenere un cono, al centro
si mettano due foglie di limone e, infine, un bel cucchiaio
di chicchi di uva ormai bene insaporiti. Lo stelo della foglia
di fico, affilato con un coltellino, va ripiegato, e fissato
sulla foglia per chiudere il fagottino.
Ripassarli in forno moderatamente caldo per circa venti minuti:
a questo punto i «folarielli» sono finalmente pronti
per essere serviti in tavola.